Come fondare un progettino parallelo per svagarsi un po' e trasformarlo, in pochi anni, in una delle migliori band prog in circolazione. Parliamo dei Karmakanic, band fondata nel 2002 da Jonas Reingold, bassista dei Flower Kings, e giunta nell'agosto 2011, alla quarta release ufficiale.
È indubbio che la prolungata pausa della band madre abbia giovato al piccolo side project, nel quale il musicista svedese ha potuto gettarsi, dal 2008 in qua, anima e corpo. E data la parallela attività degli Agents Of Mercy, molto probabilmente dovremo abituarci all'idea che i Flower Kings siano in naftalina a tempo indeterminato.
Ed ecco che, dopo un ottimo inizio come Entering The Spectra, la band ha pian piano limato i manierismi tipici del genere, tanto cari ai gruppi svedesi, ed è pervenuta ad un sound particolare eppure non impegnativo.
Questo In A Perfect World è un disco pieno di verve, spontaneo, coinvolgente e per nulla ostico all'ascolto; chi conosce i Re dei fiori sa di cosa parlo. Detto diversamente, a divertirsi sono gli stessi musicisti, prima ancora dell'ascoltatore. Basta ascoltare la splendida prova vocale di Goran Edman: è un'autentica gioia sentirlo cantare.
Quest'album ci presenta sette tracce una più bella dell'altra, per un totale di circa un'ora. 1969 apre pomposamente, il pezzo più strettamente prog del lotto, col suo bel quarto d'ora di tastiere liquide e chitarre virtuose. Le successive colpiscono per l'estrema freschezza e allegria, conquistano le orecchie in un batter d'occhio, sebbene siano brani lunghi e dalla struttura marcatamente prog: alternanza di parti lente e veloci, cambi di ritmo a non finire, divagazioni strumentali frequenti, unite ad una durata media di 7-8 minuti, eppure questi brani non risultano mai né pesanti né noiosi.
Le migliori sono indiscutibilmente la gioiosa Turn It Up (potrebbero passarla su Virgin Radio) e l'incalzante The World Is Caving In, notevole per la capacità di riproporre una medesima strofa che apre la song in sordina e poi la guida magnificamente senza dar tregua. Stesso discorso e stessa forma "canzone" per la buona There's Nothing Wrong With The World.
Nota al merito per la genialità di Can't Take It With You, che mischia il prog alla salsa sudamericana. Che Jonas Reingold abbia ascoltato L'Via L'Viaquez dei Mars Volta?
Molto buona la "beatlesiana" Bit The Gift, unica canzone dal minutaggio contenuto e dalla struttura relativamente semplice, non fosse per un riff che sconfina graziosamente in direzione hard rock. Infine la sussurrata When Love Comes In Town (per dare un'idea della bontà di questo disco, credevo che durasse 4-5 minuti, invece ne dura 10, e dovrebbe essere un pezzo da sbadigli), che chiude pian piano un disco privo di punti deboli.
Insomma, se con Who's The Boss In The Factory i Karmakanic si erano presentati come vera e propria rivelazione del panorama prog nel 2008, con questo nuovo nato si confermano alla grande, testimoniando di essere diventati molto più che un mero side-project.
8,0
01 1969 14.12
02 Turn It Up 6.53
03 The World Is Caving In 8.58
04 Can't Take It With You 5.42
05 There's Nothing Wrong With The World 7.22
06 Bite The Grit 4.57
07 When Fear Came To Town 9.55
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