Quando i Kasabian se ne ucirono nel 2004 col loro splendido esordio, pochi avrebbero scommesso su di una loro affermazione sulla lunga distanza.
Molti a questo punto si sbagliavano, forse abbagliati dall'orda di indie band senza arte né parte che stava affollando il panorama musicale UK. C'è sempre stato qualcosa di diverso, nella musica della band capitanata dal duo Pizzorno-Meighan. Qualcosa di affascinante, duraturo, ammaliante, entusiasmante. Dopo un album splendido e calibrato come "West Rider Pauper Lunatyc Asylum", erano attesi al varco. E, meraviglia delle meraviglie, sono riusciti a fare di meglio.
"Velociraptor!" è il loro disco più bello e completo, e queste due conclusioni si palesano già dopo pochi ascolti. Il nuovo parto della band non si fa mancare nulla; è un perfetto compendio di quello che i Kasabian sono stati, sono e saranno in futuro. Dalla prima "Let's Roll Just Like We Used To" (rock settantino aperto da deliziose fascinazioni morriconiane) alla conclusiva "Neon Noon", (delicato numeretto di alta cucina a metà tra kraut e cantautorato acustico), si è trascinati in un viaggio dalle molteplici e sorprendenti sfaccettature.
Venite pure, c'è posto per tutti: due bei singoloni tanto per gradire, la stellare "Days Are Forgotten" (stavolta il refrain l'hanno azzeccato davvero) e "Switchblade Smiles" (che i Prodigy sentendola si ricordino come funziona il giochino?). Delicati giochi di puro british songwriting, talora sognanti e melodici quanto basta, come nel caso di "Goodbye Kiss", talora spolverati di sano zucchero velato zeppeliniano, vedi "La Fée Verte". Il pezzo schizoide confezionato per i soliti, incendiari live non potrebbe mancare, e qui veste i panni della titletrack, così come ad un certo punto si spinge (ma va?) sull'acceleratore dell'elettronica, anche se con moderazione ("I Hear Voices"). "Acid Turkish Bath (Shelter From The Storm)" ci ricorda che i Kasabian sanno anche essere "insani" al posto giusto, senza però mai perdere totalmente la bussola, mentre ci perdono un po' quando tentano di "normalizzarsi" come nel caso di "Man Of Simple Pleasures", non brutta, ma affatto fondamentale. Con "Re-Wired", invece, si balla, ovviamente alla maniera dei Meighan boys.
Sale la curiosità, adesso, su come si svilupperà il percorso di questa band ottima e sempre più coesa e convincente. Per adesso godiamoci il loro miglior lavoro, interessati a cosa ci riserverà il futuro.
Let's roll, then.
Tracce chiave: La Fée Verte, Velociraptor!, Acid Turkish Bath (Shelter From The Storm), Re-Wired
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