"Tranquilli, questo è solo il trailer del film!" T.Gilliam

Questo Non-film è una cosa anomala nel panorama cinematografico internazionale. Questo “Lost in La Mancha” (2002) ad opera di Keith Fulton e Louis Pepe, racconta, in una sorta di diario di bordo pressoché quotidiano, la storia di un fallimento, il declino di un’idea, una Resa Totale su tutta la linea: la cronistoria della lavorazione di un film sulla figura di Don Chisciotte che, per una serie infinita di sfighe e coincidenze, non verrà MAI realizzato. L’Apologia della disfatta, dunque, nonostante il mezzi (una ricca produzione già avviata da 32 Mln di dollari!), l’entusiasmo (del regista, qui vero mattatore incontrastato) e la voglia dell’intera squadra (dagli attori coinvolti alla troupe inarrestabile davanti agli uragani e le pioggie!).
Sembra quindi rinnovarsi la maledizione che, si narra, colpisca questa figura mitica e leggendaria del Cervantes, infatti già nel 1965, dopo quasi 20 anni di lavorazione (!), Orson Wells dovette rinunciare al suo Don Quijote, assemblato postumo nel 1992 in un edizione circolante oggi in dvd.

Quest' opera nasce con la volontà di documentare la nascita, i preparativi e il susseguirsi degli eventi che andranno via via a smantellare il film di partenza e trasformarsi in una sorta di “Diario di una catastrofe non annunciata”.
Un film dove, quasi inavvertitamente, le parti si fondono e Terry Gilliam stesso sembra diventare Don Chisciotte in una specie di metamorfosi involontaria, in una lotta disperata per portare a termine un progetto kolossal su cui puntava parecchio, combattendo con tutto se stesso contro il maltempo, i problemi organizzativi, la cattiva salute dell’attore protagonista (Jean Rochefort), il ritiro dei produttori hollywoodiani al progetto, il balletto delle agenzie assicurative che minacciano querele e mille altri “mulini a vento” che si porranno davanti.

Questo “Lost in La Mancha” è un film amaro, di una lotta persa in partenza: contro tutto e tutti, combattuta coi denti ma che alla fine dovrà soccombere al destino crudele che sembra già aver fatto la sua scelta senza condizioni. Un film che ha pure il grande merito di mostrarci come sono nella realtà e come agiscono star internazionali del calibro di Johnny Deep (impegnato a discutere certe scene con lo stesso vulcanico regista), Vanessa Paradise (bambolina fuor d’acqua quasi indifferente a tutto), Jean Rochefort (un Don Chisciotte assalito da un attacco alle lombari con tanto di certificati medici che non gli permetteranno di stare nemmeno a cavallo) e Terry Gilliam (tenace, folle, testardo e sognatore come pochi, con uno sguardo che sa ANDARE lontano a immaginare cose che noi umani non possiamo ancora vedere).

Un documentario esaltante e pieno di un’energia travolgente grazie a un Gilliam/Chisciotte davvero unico che ci fa rivedere tutta l’opera di questo regista con un’ottica nuova: quella di una persona che CREDE fortemente in quello che fa e si DANNA L’ANIMA per arrivare al suo obiettivo, raffigurando una sorta di Eroe Epico d’altri tempi (fino alla fine il testardo regista, si rifiuterà all’idea di non portare a compimento le riprese iniziate, tant’è che considererà questo documentario una sorta di back-stage per realizzare il trailer del film vero e proprio!).

Una valanga di forza ed entusiasmo davvero encomiabili ma poco forse o non sufficiente per combattere la Grande Sfiga Universale che quando si abbatte sulle cose e sulle persone, non c’è trucco o artificio che tenga per tentare di dominarla!

Davvero delizioso!

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