Helsinki 10/12 maggio 2007

Si è da pochi giorni concluso il 52esimo Eurovision Song Contest, noto in Italia ai più come Eurofestival, più grande manifestazione canora del vecchio continente, che ogni anno riscuote enorme successo di pubblico e critica in tutta Europa e che più di una volta ha lanciato nel mercato musicale internazionale artisti divenuti poi noti nel mondo, quali gli svedesi Abba, la canadese Céline Dion (che rappresentò la Svizzera), le israeliane Ofra Haza e Dana International, le russe TaTu e tanti altri.

Quest'anno, data la vittoria dei finlandesi Lordi nella scorsa edizione, la competizione canora si è tenuta alla Hartwall Arena di Helsinki.

Quarantadue le nazioni in gara: tutti i Paesi aderenti all'EBU (European Broadcasting Union) partecipano alla manifestazione, a parte Italia, Slovacchia, Lussemburgo, Azerbaigian e Kazakhstan.
Lo show ha seguito il trend degli ultimi anni, ossia scenografie futuristiche, fatte di luci, effetti speciali, teatri grandiosi, atmosfera giocosa, ostentata amicizia e fratellanza tra i popoli.
La critica più spesso mossa all'Eurofestival dal pubblico italiano è quella di essere una manifestazione trash.
Prendi un continente variegato come l'Europa, prendi un'arena, mettici dentro un cantante per ogni nazione, affidagli tre minuti tre per poter cantare una canzone che racchiuda in se la cultura del proprio paese mista ad innovazione e spettacolo ed è chiaro che il risultato è quantomeno vario.
Quasi tutti i generi musicali esplorati, esibizioni che vanno dal raffinato al trash più bieco, per un risultato a mio parere divertente e che comunque farebbe bene anche al pubblico italiano.
Finito il festival, uscito il doppio cd comprendente le 42 canzoni in gara.

Tra le tante spicca ovviamente la vincitrice, Marija Sefirovic, con la sua "Molitva", in  rappresentanza della Serbia. Un pezzo dolce, raffinato, che mette in evidenza le doti vocali dell'artista. Non un pezzo dance come due anni fa né un hard rock come lo scorso anno: la Sefirovic propone un'accorata ballata in lingua serba, davvero emozionante.
Di tutt'altro genere ma ugualmente raffinato e riuscitissimo mix di folklore e elettronica è "Voda", di Elitsa Todorova e Stoyan Yankulov, in rappresentanza della Bulgaria. Ai vocalizzi tipicamente bulgari eseguiti dalla Todorova sono stati accostati ritmi elettronici e trance e percussioni scatenate, per un insieme insolito e davvero intrigante. Altrettanto particolare, ma meno riuscito, l'accostamento dance e i vocalizzi da musica classica per la slovena Alenka Gotar e la sua "Cvet Z Juga", in cui la giovane soprano da dimostrazione della sua potenza vocale.

Altra sorpresa "Visionary Dream", interpretata da Sopho, per la Georgia. Lo stile ricorda quello della Bjork dei tempi di Post e Homogenic, ma la voce della cantante caucasica è decisamente più gradevole di quella della leonessa islandese.
Citiamo ancora il blues dell'ungherese Magdi Rusza che interpreta "Unsubstantial Blues", il rock della moldava Natalia Barbu con "Fight" e nuovamente la dance col turco Kenan Dogulu e la sua "Shake It Up Shekerim" e le rappresentanti della federazione russa, le Serebro, con la rockettara e pompata "Song N#1". Delusione per l'unico gruppo in gara famoso anche in Italia, The Ark, per la Svezia, con la loro "The Worrying Kind" che non è andata oltre il diciottesimo posto in classifica, nonostante le alte aspettative della vigilia.

Il premio per il trash più bieco, se solo si potesse assegnare un riconoscimento di questo tipo, sarebbe sicuramente conteso tra i rappresentati del Regno Unito (Scooch) dell' Ucraina (la drag queen Verka Serduchka) e la Danimarca (l'altra drag queen DQ).
Una nota di colore (o per meglio dire tricolore), nonostante l'assenza del nostro paese, ci è stata regalata dalla Lettonia, rappresentata dal gruppo Bonaparti.lv, nel cui organico troviamo Roberto Meloni, ragazzo sardo trapiantato nel Paese baltico. La canzone, totalmente in italiano, si intitola "Questa Notte" e rispetta i canoni della classica melodia italiana da Sanremo, con un testo decisamente mieloso, una melodia antiquata e delle voci forzatamente tenorili ma di scarse capacità. Altro omaggio al Belpaese viene dalla Romania, coi Locomondo e la loro "Liubi Liubi, I Love You", interpretata in inglese, italiano, spagnolo, russo, francese e, ovviamente rumeno.

Nel complesso, quindi, una manifestazione gradevole e divertente, ammesso che si abbia quel minimo di apertura mentale da accettare canzoni, cantanti e lingue che non provengono, come sempre, da Stati Uniti e Gran Bretagna.

Appuntamento quindi a Belgrado per l'Eurovision Song Contest 2008.

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