Tutti gli amori prima o poi finiscono. Alcuni in vacca, altri tipo potremo rimanere solo amici.

Un paio di lustri sono un periodo di tempo assolutamente rispettabile per la vita di una band, offrendo opportunità più che sufficienti per consolidare un sound, svilupparlo, ottenere un po' di successo e non separarsi completamente, sperando che ciò serva a cementare la voglia di suonare e di andare avanti.

Piu' il tempo passa, entrando nel polveroso tempo del secondo decennio, più cominciano a delinearsi i gonfiori, la stagnazione e il disprezzo reciproco, che possono avere come epilogo biglietti di sola andata a quel paese.

Sembra che i Kikagaku Moyo stiano cercando di evitare proprio questa trappola: dopo dieci anni insieme, il quintetto acid psych giapponese si sta sciogliendo, con Kumoyo Island come quinto album e canto del cigno.

E in generale, danno vita ad un bel modo di concludere la loro avventura: Kumoyo Island è festoso, petulante, insistente, evasivo, onirico e in definitiva un vero e proprio concentrato di divertimento, pieno di groove asiatici e fiammeggianti, distorti e travolgenti nella prima metà di Cardboard Pile, funk da poliziotti astutamente sperimentale come Dancing Blue e Monaka e incursioni esotiche a forma di onda dalle sfumature kosmische con la loro cover di Meu Mar dell'eroe della bossa nova Erasmos Carlos. Ci sono anche le rituali jam sgangherate che ricordano la giocosità della Beta Band, Gomugomu è una traccia finale intensamente meditativa, ricca di tessiture e timbri nervosamente esplorativi che si distende con una leggera ansia, chiudendo la carriera della band con un empio senso di calma dopo la sarabanda vertiginosa dei 45 minuti precedenti.

Insomma che la pace sia con voi.

Fondamentalmente, però, questo non è solo un'incursione di genere da parte di musicisti di successo che giocano a travestirsi.

Kumoyo Island, invece, trae la sua notevole coerenza da una personalità di un gruppo coeso e granitico, fatta di sottile malizia ed esplorazione senza limiti, combinata con un sincero ardore che si snoda attraverso tutte le tracce, e che rendono il disco, assolutamente coinvolgente.

Questa personalità rende la prossima scomparsa dei Kikagaku Moyo ancora più dolceamara.

La creativa personalità che arricchisce la loro musica e il loro stile interpretativo, ci mancherà. D'altra parte, dieci anni di sperimentazioni da ottovolante e parrucche da Nazzareno sono un'eccellente eredità da lasciare, e Kumoyo Island rappresenta la fine di una bella carriera, punto e basta.

I rintocchi di un gong segnano la fine di un'era della psichedelia anni 10.

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