Boh, io mi dico che ci vuole un bel coraggio a presentarsi al pubblico con una faccia così, tra-vestito e tra-visato da mignottone, con obliqua e tra-sversale allusione alle effeminatezze di tanto glam rock dei primi anni '70, da Marc Bolan a David Bowie, per non parlare del Lou Reed tinto di biondo.
Lo spirito che si nasconde dietro lo sguardo, non si sa se stolido o acuto, del soggetto raffigurato un copertina, non è del tutto rassicurante, anche perché il personaggio in questione, a discapito della sua scarsa - se non nulla - fama presso il grande (ma anche piccolo) pubblico, è una mente da non sottovalutare, quello che - se il mondo girasse in senso contrario e il sole tramontasse a est - sarebbe acclamato come un divo: perché lui è Kim Fowley (qui vi chiedo una standing ovation 'virtuale').
Con "International Heroes", inciso a Londra nel '73, Fowley cattura lo spirito dei tempi, lo rimastica e ce lo risputa in faccia giocano da par suo con le mode dell'epoca, ovvero con il rock sporcato di rossetto e bistrato che tanto andava in quegli anni, denudando e disfacendo il trucco stesso che imbellettava quella musica, e ripresentandola per ciò, che, al dunque, essa è veramente: rock classico debitore di atmosfere anni '50, beat sessantiano e folk rivisitato alla Byrds con qualche spruzzatina di lacca ed abbondanti dosi di rimmel, catturando così l'attenzione delle frange di pubblico più giovani ed apparentemente scafate.
Non so se Kim voglia dirci che - al dunque - il primo glam fu un prodotto essenzialmente commerciale, poppizzando la tradizione e condendola con forme di trasgressione a buon mercato (più apparente o più reale? Non so dirvelo nemmeno io), ma, di certo, con quella faccia un po' così a me sembra che si voglia per primo beffare del pubblico, o, meglio, voglia condurlo, assieme a sé, verso il degrado.
E non c'è dubbio sul fatto che il viaggio verso il degrado - con Kim nel ruolo di Caronte - sia decisamente fascinoso, quasi a farci desiderare di essere come il mignottone delle copertina, o di avere il suo coraggio nel mostrarci, al mondo, in quelle condizioni: e così, l'iniziale "International Heroes" sembra un piccolo e trascinante anthem, in cui la beffa si cela nel testo (International herpes/You got the teenage blues/Change has gotta come soon/Or else we're gonna lose); "E.S.P Reader", più sinuosa e rilassata, sembra quasi un viaggio nella mente del nostro, che minaccioso ci legge nel pensiero fino ad ipnotizzarci, con un'ossessivita che sembra ripetersi nella successiva "I hate You"; il tono ironico, scazzato e divertito torna a prenderci, quasi in epilessi, con l'urticante "Ugly Stories About Rock Stars And The War" . Un cenno particolare va poi a "Something New", che nel menzionato mondo che gira per il verso giusto sarebbe cantata in tutte le spiagge, davanti a tutti i falò e davanti a tutte le lune, in coro. Gli altri pezzi, forse meno significativi ma altrettanto interessanti da ascoltare, flirtano con ritmi vagamente ballabili, all'insegna di una schiettezza espressiva da consumato artigiano della musica e della parola, come evidente in "King Of Love", o, fra le altre "So Good Wish You Would".
Personalmente mi sono avvicinato a Fowley per puro caso, risalendo alla fonte attraverso le referenze dei Sonic Youth (ne coverizzarono un pezzo - Bubble Gum - in Evol), trovando affinità con vari eccentrici del rock a stelle e strisce di fine anni '60, da Zappa e Beefhearth (per l'attitudine all'oltraggio), a Todd Rundgren (per l'enciclopedismo compositivo e la capacità di catturare l'anima di ogni genere musicale), senza che questi paragoni potessero esaurire il valore del benemerito Kim.
Uno che, travestendosi da mignottone, si permise il lusso di fare marchette per i Kiss ("Do You Love", in Destroyer è sua), di produrre le Runaways di Joan Jett, scrivere i testi di un pezzo dei Blue Öyster Cult e tante altre cose che potete ritrovare nel suo sito ufficiale, rimanendo, nella sostanza, un uomo libero.
Un grande, e chissenefrega se, attorno ai falò delle spiagge, la gente canta Bennato (con tutto il rispetto). Io guardo alla luna, chiedendomi come mai non sia bistrata come Kim.
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