Mi trovo qui a recensire forse uno tra gli album più importanti e intimamente sentiti della mia collezione. Se in certi punti questa recensione vi potrà risultare divagante o fin troppo soggettiva è perché l'album mi tocca spesso in modo particolare. Siccome infatti per essere il più attinente possibile al disco scrivo con in sottofondo le varie canzoni, può essere che i pensieri possano non risultare sin troppo lucidi, ma ciò non mi preoccupa più di tanto, essendo del parere che una recensione musicale debba anche e soprattutto trasmettere sentimenti.
"Undressed Momento" dei romani Klimt 1918 viene pubblicato nel 2003 dalla nostrana My Kingdom Music. L'album segna il debutto della band capitolina, ed è caratterizzato da uno stile musicale piuttosto difficile da catalogare. Si tratta essenzialmente di un goth-rock intimo e con sprazzi atmosferici, debitore dei concittadini Novembre ma pure degli Anathema, dei primi Cure, degli Opeth e dei Katatonia.
Composto da nove tracce, l'album si apre con un'intro nella quale una cantilena (in una lingua che sinceramente non capisco) ci accompagna alla seconda traccia (ma prima canzone vera e propria), Pale song.
Pale Song è tranquilla, distesa e rassicurante nel suo incedere sognante, seppur comunque pervasa sin da subito da vena malinconica, che sarà una costante di tutto il disco. La voce del cantante e chitarrista Marco Soellner è chiara e limpida, e le chitarre disegnano ghirigoghi melodici molto sensuali e dolci.
Segue Parade Of Adolescence, accattivante nel suo incedere e nel ritornello. A mio avviso questa terza traccia perde un po' il confronto con la precedente, anche se si riprende nel finale incisivo e sognate. Il bello viene con We Don't Need No Music, prima vera sorpresa del disco. Un'intro in francese accompagnata da una batteria pulsante e precisa è seguita da chitarre calde e malinconiche supportate da una linea di basso puntuale e ben in luce. Il tutto va a costituire l'asse portante di gran parte di questa bellissima canzone. Le prime strofe sono cantate in italiano, lingua questa che non stona affatto con la musica dei Klimt, che poi lascia spazio però ai successivi versi in inglese. Segue poi un ritornello potente nel quale una rabbia rassegnata sembra emergere dalla voce di Soellner. La canzone non fa che crescere proseguendo, con un finale dominato da un break strumentale che ripropone il main riff.
Si arriva poi ad Undressed Momento. La title track è di una bellezza sublime, una canzone che si apre con le poche note di una chitarra, alla quale si aggiungono via via tutti gli altri strumenti, per poi proseguire con un testo autunnale e dolente. Alla sua metà la canzone è nel pieno della sua forza, e non può che terminare con una finale in maestoso crescendo. Immagini di una bella giornata autunnale che finisce, con il sole che tramonta e la luce che filtra tra i rami di una quercia le cui foglie appassite e secche tremolano al tocco di un lieve venticello: questa è Undressed Momento, calda, malinconica, dolce e sussurrante, una gemma, poesia in musica.
La successiva That Girl risulta essere più tirata e potente delle precedenti tracce, con linee di chitarra elettrica che ben si intrecciano tra loro disegnando ottimi motivi. Ancora una volta la metà della canzone è irresistibile e molto incisiva. Segue la rilassante Naif Watercolour, di un grado inferiore rispetto alle altre, seppur anch'essa coinvolgente quando entra nel vivo. Ottava e penultima traccia, If Only You Could See Me Now. La canzone è rabbiosa, sdegnosa ma anche dimessa; la voce di Soellner, sempre chiara e pulita, recita parole cariche di disprezzo e rancore così cinicamente cattive e indolenti ("I don't care if you die/I don't care if you live"). Dove Undressed Momento era malinconica, questa If Only You Could See Me Now è orgogliosamente cattiva. Sicuramente il terzo picco emotivo di tutto l'album.
Ultima traccia nonché quarta perla del disco è Stalingrad Theme. Il suo inizio tipicamente death (che rimanda alle radici del gruppo) con la batteria al fulmicotone e le chitarre potenti, si sviluppa poi secondo linee più drammatiche seppur sempre ben tirate. Vi è poi un break che coincide con l'inizio del cantato: la sola voce viene in seguito affiancata da un crescendo strumentale che l'accompagna fino ad esplodere di nuovo in tutta la sua potenza. Questa splendida traccia è l'ideale chiusa dell'album, una perfetta sintesi degli umori espressi nel disco, in particolar modo poi in Undressed Momento ed in If Only You Could See Me Now.
Un disco magico, dolente e doloroso, caldo e gelido, rassegnato, malinconico e rabbioso; un disco che racchiude molti aspetti dell'animo umano, un'opera decadente, sensibile e romantica (nel senso ottocentesco del termine). Un album che, con il suo successore Dopoguerra, non deve assolutamente passare in sordina nel panorama italiano ed europeo. Cercatelo, non vi deluderà.
P.S. Una nota di merito va anche all'artwork dell'album, veramente molto ben realizzato e ottimo specchio della natura malinconica ed intima del disco.
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