Knut, altresì old fashioned instrumento di tortura, sorta di frusta in pelli intrecciate alle cui estremità venivano posti laceranti quanto acuminati ganci metallici: immagine efficacemente truce quanto calzante per rappresentare l’effetto dilaniante prodotto dall’impasto sonico promulgato dalla ennesima scommessa (vinta) in casa Hydrahead: sferragliante ensemble/quartetto attivo da ben oltre un decennio e con base logistica in quel di Genève, Switzerland. Meno variegati e più arcigni dei compagni d’etichetta (impressionanti) Keelhaul, si fanno efficaci portatori di un suono/magma spesso strabordante quanto caustico ed intrigante, concentrato/summa ed espansione a dismisura delle scansioni soniche contenute nei primi rovinosi lavori.

L’attuale corrodente modulo espressivo di ispirazione parrebbe concretizzarsi sull’efferato asse Breach/Jesu/Neurosisiano, tendenzialmente più monolite-impattante e fagocitante al proprio interno equilibrate dosi (non solo) post-hardcore, noise und crunching-metal. Quanto si evince compiutamente all’allegro ausculto dei neppure 45 “Terraformizzanti” primi è un infernale ibrido acustico in bilico tra corposissimi abissi esclusively strumentali intercalati solo sporadicamente dalle rabbrividenti urla guttural/beudine dello scorticato vocalista.

Spesso ancorchè volentieri lo strato basaltico di cui sopra assume sfumature pericolosamente apocalittiche: le autentiche bordate di cui si compone “Wyriwys”, le laceranti suono-scudisciate promulgate su “Fallujah” o ancora la clangorica “Kyoto” non rappresentano altro che saturi, grevi agglomerati guitarra-sferraglianti, schiantati vs una sezione ritmica tentacolarmente poderosa quanto sbalorditivamente pesante e agile; non paghi dal cospicuo delirio sonico ampiamente promulgato, in taluni episodi, come la conchiudente e nebulosa “Fibonacci Unfolds” o la tortuosa “Solar Flare”, Knut azzardano la irta via dell’ottundente ambient/isolazionismo pseudo-dronico, con soluzioni efficaci ma non sempre dai risultati particolarmente - a de-recensoreo, misero modo di vedere, naturellement - originali e/o vincenti.

Resta ora da sperare di non dover attendere ulteriori quattro (lunghi) anni per apprendere quanto apprezzare, le naturali e sferzanti evoluzioni di una tra le realtà meno prolifiche (non propriamente degli musico-Stakanovisti: tre i lavori interi propugnati negli ultimi trois quadrienni) quanto controtendenzialmente interessanti et efficaci del contemporaneo proscenio musico/roccioso, romantico, Europeo.

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