L'ho già scritto e detto molte volte sul Deb: il Post-Rock strumentale è l'unico genere di Musica che ancora ha il potere di farmi sobbalzare dalla sedia. Alla mia veneranda età, a Giugno saranno 57, credetemi non è poco per il sottoscritto.
E come è molto facile intuire, al di la dei mostri sacri inattaccabili come Helmet e soprattutto Godflesh che hanno pubblicato nel 2023 due nuovi lavori di una certa solidità, sono proprio i teutonici Kolyma ad aggiudicarsi il meritato premio di album dell'anno.
Scarsissime le notizie in rete che sono riuscito a trovare su di loro; sono di Kiel, nord della Germania, e dovrebbero essere all'esordio sulla lunga distanza. Hanno anche pubblicato un EP lo scorso autunno.
Sei canzoni che si sviluppano in uno spazio temporale di poco superiore ai quaranta minuti. Brani per lo più lunghi, corposi che scorrono via che è un piacere per chi come me apprezza e gode di queste atmosferiche sonorità.
Come termine di paragone mi sento di accostarli ai conterranei Long Distance Calling: medesimo impatto emotivo, stesso andamento "a salire" dei singoli pezzi, padronanza assoluta degli strumenti, con lunghe fughe strumentali guidate dal continuo fraseggio delle due chitarre che si alternano nel dominare la scena.
Con in aggiunta una sezione ritmica puntuale, scattante, precisa.
Algidi e trattenuti nelle prime note della conclusiva Basalt, con un flessuoso e tenue riff della sei corde che d'improvviso prende il volo, si trasforma, si incendia e cresce di vigore, concludendo un trip uditivo capace di proiettarti nel livido spazio.
Non mi serve altro...
Ad Maiora
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