In poco più di un’ora, e senza scontentare nessuno dei numerosissimi fans (oltre 20.000 persone) accorsi per la loro unica esibizione italiana, i Korn hanno ribadito – nel caso ve ne fosse mai stato bisogno – quello che è ovvio per chiunque li abbia visti dal vivo almeno una volta: la band di Jonathan Davis ha una marcia in più rispetto alle molte, e inconsistenti, meteore “nu-metal” che infestano il mondo del rock odierno… e in questo (scomodo) confronto ha fatto una pessima figura proprio il principale gruppo spalla della serata: i Puddle Of Mudd scoperti e prodotti da Fred Durst (lo stesso Durst che insieme ai suoi Limp Bizkit era stato a suo tempo lanciato – guarda caso! – proprio dai Korn).

Ritornando ai P.O.M. devo ammettere che è stato abbastanza imbarazzante assistere alla spocchiosa reazione del cantante, “sconvolto” a tal punto dal lancio di alcune bottiglie di plastica da affermare solennemente – e con notevole sprezzo del ridicolo – di “sentirsi molto odiato” dal pubblico italiano. A parte questo siparietto (involontariamente) comico della band di Wes Scantlin vanno segnalate, a margine dell’esibizione dei Korn, le performances degli altri due gruppi spalla: i simpatici Vendetta Red (un quintetto di ragazzi da Seattle che fa, per dirla con un francesismo, una discreta “caciara”… troppo sconclusionati, ma soprattutto capitanati da un cantante a dir poco demenziale!) e i professionali Trust Company dall’Alabama che – in più di una canzone – hanno mostrato una compattezza di suono e alcune bordate sonore davvero ragguardevoli… probabilmente l’unica rivelazione (positiva) della giornata.

Ma dopo tanto girarci attorno è il momento di affrontare l’esibizione dei Korn. L’inizio al fulmicotone, con una devastante "Here To Stay", rende chiaro fin da subito l’intento del gruppo: stremare e portare al collasso il pubblico in tempi molto brevi. Per fare ciò la band ci riporta indietro ai tempi di Life Is Peachy (1996) riesumando i riffs psicotici di "Twist", "Good God" ed "A.D.I.D.A.S.". Dopo aver presentato alcune canzoni da Issues ("Trash") e da Follow The Leader (una versione ancora più “malata” se possibile di "Dead Bodies Everywhere") è il momento per Jonathan Davis di porre ai suoi fans la fatidica domanda: ”ARE YOU READY?” La risposta del pubblico non tarda a farsi sentire..."Blind" è in assoluto la canzone della serata, sia per l’impatto sonoro sia per il coinvolgimento del pubblico. Un altro momento degno di nota è la versione di "Make Me Bad" con, al posto dell’esplosione finale, l’inconfondibile riff di "One" dei Metallica.
Il dramma di un concerto breve come quello dei Korn è che non si fa neanche in tempo a riprendersi dal pogo selvaggio su "Freak On A Leash" che la band è già tornata sul palco per il bis finale!!! Per l’ultima parte dello show Jonathan si presenta al pubblico in kilt con la sua inseparabile cornamusa: è il momento di lasciarsi andare alle inquietanti filastrocche di "Shoots And Ladders" prima di congedarsi con una adrenalinica versione di "Got The Life"… un sigillo più che efficace per un concerto difficile da dimenticare.

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