Pochissimi film attuali hanno saputo, con altrettanta efficacia e semplicità, mettere in scena la crisi di nervi della società americana contemporanea.
Dream Scenario è infatti una acutissima e spietata metafora/analisi dell'America, delle sue psicosi e dipendenze, del suo morboso e irrisolto problema con le immagini e i media, e soprattutto con il subconscio collettivo di una nazione complessata, paranoica, meschina. Come si direbbe in Donnie Darko, altra grande satira del sogno americano: "schiava delle proprie paure".
Dream Scenario mostra il dualismo junghiano dell'America. Il desiderio di mimetizzarsi nel branco per non essere un bersaglio facile da parte dell'uomo medio, che viene però frustrato dall'eccitazione della fama, e dal sogno di essere, almeno per un po', qualcosa di speciale.
I sogni degli americani sono un coacervo di fobie, repressione sessuale e insicurezze che necessitano di un tramite, su cui poterle proiettare, in un crescendo di odio e frustrazione. Alla fine, l'unico riparo sicuro resta il capitalismo, il vero approdo, nel momento in cui tutto viene normalizzato automaticamente dalla tecnologia e dal consumo.
La psiche dell'americano medio è, così, un circolo vizioso che si autoalimenta all'infinito.
Nicolas Cage ancora una volta è eccezionale, al di là dei tristi pregiudizi che molti, purtroppo, tuttora conservano nei suoi confronti. Qui lo si vede in un personaggio molto simile a quello che portò in scena nel meraviglioso e mai abbastanza citato The Weather Man di Verbinski. In fondo, il generale malessere dell'America è sempre quello, lo era anche prima, ma dopo lo spartiacque dell'11 settembre le nevrosi non sono mai guarite. I tic e i problemi mai risolti.
Dream Scenario ricorda un po' Gondry e Kaufman, e si sente la presenza di Ari Aster tra i produttori. Ed è l'ennesima gemma della A24.
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