Il successo internazionale di miss KT Tunstall fa riflettere.
Pochi artisti britannici hanno ottenuto riconoscimenti tali all'esordio, mentre lei con un solo album, il discreto (e niente più) "Eye To The Telescope", ha fatto il botto grosso; sei singoli estratti, top ten in vari paesi (compresa l'Italia), più di quattro milioni di copie vendute in totale (di cui più di un milione negli U.S.A. - !!! -, paese tradizionalmente diffidente nei confronti dei musicisti made in U.K., a causa di culture e mode musicali profondamente diverse).
Il nuovo disco, battezzato "Drastic Fantastic", arriva ad un solo anno dal precedente "KT Tunstall's Acoustic Extravaganza", e vede la conferma alla produzione di Steve Osborne, come nei due precedenti lavori della cantante "multietnica" (madre cinese, padre irlandese).
Paragonata spessissimo a Dido ("Dido? No!!! Ma se ha una voce orrenda!?", ha esclamato durante un'intervista, salvo poi ritrattare), c'è da dire che le influenze e lo stile musicale sono differenti e non poco rispetto alla cantautrice di "Life For Rent". KT, infatti, aveva colpito all'esordio soprattutto per una vaga attitudine folk molto intrigante, che, ahimé, nel nuovo disco va quasi completamente persa. "Hold On", il singolo di lancio, in tal senso getta fumo negli occhi; la frenetica ritmica delle chitarre e delle percussioni è la solita del "cavallo nero e l'albero di ciliegie" (?), ma non rappresenta certo appieno le sonorità di "Drastic Fantastic".
Ci si muove solo ed esclusivamente, difatti, su territori pop rock piuttosto scialbi e ripetitivi: sentendo i primi pezzi del disco, "Little Favours" e "If Only", più che Dido vengono in mente i The Cranberries "poppy" del periodo "Bury The Hatchet", o al limite l'ultima O'Riordan solista. In "If Only" l'ispirazione è evidente anche a livello vocale. Meglio (e con più personalità) va con "White Bird", che denota buon senso melodico e discreta profondità emotiva. "Funnyman", invece, risente molto (anzi, troppo) dell'influenza dei Travis, band con la quale la Tunstall ha recentemente collaborato nel brano "Under The Moonlight" (nel suo curriculum risultano collaborazioni pure con Oi Va Voi ed Annie Lennox). "Hopeless" è puro 90's britpop, e per il resto del disco c'è poco da fare; le acque non si smuovono, si sente qualcosa di buono in "Saving My Face" (probabile secondo estratto), ma poca roba. KT, oltretutto, concentra i pezzi più lenti e smorti sul finale dell'album, salvandosi in corner solo con una appena coinvolgente "Beauty Of Uncertainty".
E' un peccato perché, per qualche motivo che ancora sfugge, la Tunstall dà una qualche impressione di essere un'artista dotata di buoni mezzi non completamente espressi. Così finisce per essere solo uno dei tanti insipidi ingredienti del minestrone pop di questo inizio millennio.
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