KT TUNSTALL - EYE TO THE TELESCOPE - ** ½
Se siete ammiratori della Tunstall non andate oltre con la lettura. Vi farebbe male al fegato.
L'agognato cd è giunto infine alla mia corte, con sommo piacere del mio lato bastardo: non l'avesse mai fatto. Non ci sono commenti da fare su "Eye to the telescope".
A parte il singolino "Black Horse and The Cherry Tree" che piace a noi italiani dal Festivalbar in giù, una fastidiosa chitarra acustica che ripete le sue note è tutto quello che contiene. Che senso ha darsi un'aria da 'King of Convenience' tipo pubblicità della Philadelphia Kraft o dei collant 40 denari ?
Stento a credere che sul pianeta terra ci sia ancora qualcuno che con due rudimenti di musica, seguendo le orme dei maestri 'Franz Ferdinand', Kapranos in primis, compone degli album. Vabbè, direte, la smetti di fare paragoni e parli dell'album ? Occhei, occhei!
Cominciamo dal singolo estivo che parla del “cavallo nero e dell'albero di ciliegie”, in cui lei rifiuta le avances della povera bestia. Lasciamo stare il testo che sarà pure metaforico: vuoi mettere quelle rabbiose chitarre di Alanis Morisette ? Basta paragoni, promesso. Andiamo al secondo singolo, "Other Side of the World", forse il miglior pezzo in fin dei conti: un po' di sano pop con percussioni e corredo strumentale vario.
Procedendo alla rinfusa, troviamo "Universe and U" che è la bozza per "Other Side of the World": inizia allo stesso modo e poi sfoggia un ritornello che 'Dolcenera' apprezzerebbe, aggiungendo una pestatina ai tasti bianchi e neri ogni tanto. Poi le sei corde dilagano, ballad dopo ballad, e Kt lascia in Scozia la parte ritmica: si sente ogni tanto qualche piatto che fa splash e un timido basso che segue stancamente gli accordi della chitarra. Neanche Guccini e De André si sarebbero permessi di osare così tanto con un'acustica.
"Through the Dark": e il fantasma col rimmel di 'Dolcenera' torna ad aleggiare sulle cadenze stupide della Tunstall. Ricordare prego che certe cose le potevano fare solo alcune signore di nome Aretha, Janis, Ella, Patti ecc. Non puoi fare la Alicia Keys de' noartri. Fai la scozzese col kilt! "Suddenly I See", ed eccovi serviti: una voce "sorridente" in cui ci racconta la sua voglia di somigliare a qualcuno. Mi dispiace che sia venuto fuori un album così povero di contenuti e idee, che non lascia neanche un micron di spiraglio aperto ad un futuro più roseo e "musicale".
Un investimento inutile per la casa di produzione. Ah, Kt, salutami Kapranos quando lo vedi per le lezioni di chitarra.
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