Dopo aver recentemente scoperto (non senza stupore) quanto sia lunga la carriera discografica di Kylie Minogue, iniziata negli anni 80 parallelamente al suo esordio come attrice in una SitCom, prendendo atto delle varie trasformazioni nella sua vita artistica che la rendono un fenomeno interessante nell'ambito dello Show Business e considerando infine la sua scarsa presenza nel DeDataBase o nel DataDeBase, insomma nel DataBase di DeBaser, ho pensato che fosse doveroso per un "consumatore" di musica Pop (col vizietto per l'elettronica) come il sottoscritto esaminare un suo disco.

L'artista in esame è uno di quei personaggi che si odiano o si amano forse perché risulta difficile considerarli al di là della propria corazza mediale (o mediatica).
Lei dal canto suo (Kylie) ostenta con sicurezza la sua esteriorità e mette l'immagine sempre e comunque avanti a tutto
.
La prima cosa che ci colpisce di questo cd infatti è l'involucro: il layout grafico è molto ricercato, nella cover primeggia il bianco/nero con titolo dell'album che si ingrandisce in prospettiva e una foto di Kylie a colori.
Nel book si mixano belle foto in bianco e nero con istantanee a tinte sature.

Mettiamo su il disco: parte "Slow" che è anche il primo singolo, resto colpito dall'efficacia delle programmazioni elettroniche e dall'equilibrio totale dell'arrangiamento, la voce sensuale (almeno una volta questo aggettivo lo dovevo usare) di Kylie ci porta dritti nella discoteca globale in cui tutti i nostri sogni possono avverarsi.
Proseguendo con l'ascolto però gli altri brani risultano deludenti, pur muovendosi in una variegata miscela di synth-soul /R'n'B' il disco perde di tono specie se lo si ascolta tutto d'un fiato, l'oggettiva qualità della produzione si scontra con la frammentarietà della playlist.
Eccezione fatta per "Chocolate" che è un'altro brano interessante seguito da "Loving Days" che si fa apprezzare per le sonorità "chill-out" che sembrano più adatte allo stile vocale dell'artista.
I testi scritti dalla Minogue attingono al tema Amore/Rapporti personali, del resto anche il titolo dell'album lascia poco all'immaginazione.
Kylie si autocita capitalizzando la propria immagine, interpreta brani confezionati al top (basti leggere i crediti del disco), ma il prodotto risultante convince solo a sprazzi.

Disco da suonare a basso volume sul bordo di una piscina al tramonto, "sottofondo" ideale per il barbecue degli ascoltatori superficiali, quelli che sobbalzano quando arriva un singolo come "Red Blooded Woman" esclamando: «...Ma questa non è?....come si chiama?... la cantante delle Destiny's Child?!»
Abbasso la Hit-Parade!

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