I Kyuss sono figli del deserto, della polvere, del sole che inaridisce la terra e provoca allucinazioni. La loro musica narcotizza, prolissa nella sua pesantezza, ipnotizzante nella sua psichedelia. Qualcuno dice sia ispirata dalla cocaina.

"...And Circus Leaves Town" è l'ultimo atto della loro avventura, l'album più maturo della loro produzione. Dopo questo lavoro il gruppo si sciolse perchè quello "era l'unico modo per salvare l'amicizia tra i suoi componenti". Un'amicizia che a quanto pare è sopravvissuta, se si pensa alla mole di collaborazioni che si riscontrano in ambiente stoner (vedi le varie jam session presediute dal capofamiglia Homme).

Il gruppo dimostra rispetto al passato maggiore attenzione alle melodie dei brani, i quali in alcuni casi risultano altamente evocativi, vere e proprie cartoline dal deserto. "Hurricane" è un vortice di basso e chitarra distorti al massimo, tanto da essere quasi indistinguibili, un vero uragano sonoro! La rilassante "Phototropic" fa aprire immensi spazi azzurri nella mente dell'ascoltatore e lascia uno strano senso di cruda tristezza (con la voce di Garcia che sembra giungere direttamente dall'inferno). Tra le immagini più rappresentative del deserto, non può mancare "El Rodeo". La lotta del cowboy Johnny per domare il toro è abilmente ricreata da ripetuti scatti e rallentamenti del ritmo (onore all'eccentrico basso di Reeder e al Kyuss-debuttante alla batteria Hernandez). Nel deserto spostarsi con piccoli aeroplani è cosa di tutti i giorni e ce lo ricorda la strumentale "Jumbo Blimp Jumbo", un volo perturbato dal wah-wah della bassissima chitarra di Homme. Il quale, come sempre, è superlativo nel seminare per tutto l'album riff psichedelici all'occorrenza capaci di dare maggiore respiro al brano (fantastico in "One Inch Man") o di appesantirlo ulteriormente ("Thee ol' Boozeroony" e "Tangy Zizzle").

La maturità raggiunta dal gruppo si riscontra anche nel tantativo di cimentarsi in brani piuttosto atipici per il loro genere. Esempi di ciò sono la cupa "Gloria Lewis", sorta di stoner-blues, e "Size Queen", un insospettabile brano reggaeggiante dal cantato distorto, riportato sul pianeta stoner dalle incursione di Homme.

Con la lunga (oltre 11 minuti) ed eterogenea "Spaceship Landing" il gruppo soddisfa la tendenza alla suite dimostrata nel precedente "Welcome To Sky Valley". Il pezzo amalgama (con qualche forzatura) tratti più heavy ad altri molto più asciutti, essenziali ma pur sempre psichedelici.

Il vero fiore all'occhiello dell'intero album resta a mio parere "Catamaran" (cover degli Yawningman, ex-gruppo di Hernandez): un Garcia mai così dolce ed una chitarra magica dipingono negli occhi dell'ascoltatore un quadro dalle tinte azzurre e ocra, con sfumature notturne apportate dagli intermezzi più aspri nei quali predominano il basso e la batteria.

Per gli ascoltatori più pazienti c'è pure una bonus track, "Day One". Un breve brano dal retrogusto "grunge" e non è un caso: sarebbe infatti un tributo a Cobain, con dedica a Dave Grohl e Kris Novoselic per la loro nuova avventura da solisti.

Il circo Kuyss chiude ufficialmente i battenti ma non la grande famiglia circense "Stoner", sempre pronta a stupirci (e stordirci) con i suoi funamboli del deserto.

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