Dunque, specifico subito che di questo album, su questo sito, c'era solo una recensione, datata 2003, in cui veniva indicato come una schifezza. Siccome sono passati "solo" 22 anni, credo che sia il caso di proporre una opinione diversa.
"Crocevia" è, a mio avviso, il capolavoro dei LaCrus. Cioè, loro coi furti o citazioni varie ci hanno sguazzato allegramente, pensate a "Il vino", che omaggiava Ciampi nel loro primo lavoro ("La Crus", 1995). Prima di "Crocevia" avevano pubblicato il loro love song album ("Dietro la curva del cuore", 1999) che adoro follemente, ma con questo lavoro finalmente centrano il bersaglio, non ci girano più intorno, vanno dritti al punto: il cantautorato italiano, a loro caro, diventa roba personale, qualcosa da estrinsecare in forme nuove e sorprendenti. Non sia mai che qualche purista tout court s'indigni, per carità, anche io al primo ascolto sono rimasto interdetto su molte cose, poi però, ascolto dopo ascolto, mi sono convinto che Giovanardi, Malfatti e Cremonesi abbiano assai lavorato in fase di arrangiamento e ri-scrittura, perchè alcune cose, ascoltate due-tre volte, sembrano migliori degli originali. E gli originali mica sono i Dik Dik e Fausto Leali, sia detto con tutto rispetto: qui ci sono cover di Afterhours, De André, Tenco, Gaber, CCCP; Patty Pravo, Battisti, Fossati, Nada, Conte, Bruno Martino, Morricone. Tutte filtrate nello stile LaCrus.
Ognuno avrà la sua preferita, la mia preferita non c'è. Sono tutte. Fin dall'attacco serioso di "Estate" al terzetto (fantastico) Manuel Agnelli-La Crus-Pravo della splendida "Pensiero stupendo" che aumenta pathos e ritmo rispetto all'originale del 1978 (praticamente la riarrangiano in modo migliore) e subito viene a galla il giochino del gruppo milanese: stupire, ad ogni canzone, l'ascoltatore. E' tutto chiaro, ad ogni canzone potrebbe stato "incollato" un arrangiamento totalmente diverso rispetto all'orignale, ma anche no come vedremo (e anche questo è sorprendente). Il Paolo Conte di "Via con me" prende una clamorosa forma dance, così come viene tolta ogni patina di drammaticità a "Un giorno dopo l'altro" di Tenco. Drammaticità che viene aumentata in "Annarella" che già è un capolavoro di suo, ma qui quel dolore che Lindo Ferretti metteva nell'originale del 1990, i LaCrus lo amplificano a mille, e il brano diventa ancora più cupo e ansiogeno.
Puliscono da ogni vocalizzo "Vorrei incontrarti" di Sorrenti (qui è difficile stabilire quale delle due versioni sia meglio, io devo dire che l'originale la trovo un po' invecchiata, al giorno d'oggi), e con un colpo da biliardo danno ritmo ad una canzone tutta bassi come "E penso a te" (io, da battistiano doc, ho apprezzato col tempo, lo ammetto, ma oggi, forse, ho più in mente questa versione). Con Bersani Samuele rifanno il Gaber de "L'illogica allegria", e funziona a meraviglia.
A volte, in fondo, non c'è bisogno di cambiare troppo. "Giugno '73" (se si esclude un passaggio di fisarmonica) e "La costruzione di un amore" sono fondamentalmente simili agli originali. Ma anche qui quel pathos e quella carica di cupezza che i LaCrus si sono sempre portati dietro, rende i brani persino più intensi rispetto a come li conoscevamo (non è lesa maestà nei confronti di De Andrè, non sia mai, pero' questa versione ha qualcosa che mi attrae a sè, e che cos'é? Bho, fate vobis). La dolce chitarra elettrica (dolce, una chitarra elettrica, sembra un controsenso) de "Insieme mai" di Nada, è roba da cullarsi dentro fino a stancarsi (e dunque mai).
Appunto, un capolavoro. Totale. A meno che non si viva da puritani del genere, e allora questo disco potrebbe sembrare persino una bestemmia. Scelte opinabili, ovviamente.
Elenco tracce e video
Carico i commenti... con calma