La Maschera Di Cera è una formazione genovese dedita alla riscoperta e alla valorizzazione del suono degli anni ‘70, quello sognante e immaginifico della grande stagione del rock italiano.
Dall'anno della sua formazione (2001) il gruppo ha prodotto due dischi in studio ed uno dal vivo. Ha portato sui palchi europei il suono e la musicalità per cui l'Italia, di fatto, è ricordata negli annali del rock internazionale. Suonando in Belgio, Svizzera, Portogallo e Spagna, la MDC ha raccolto consensi e critiche unanimi perché il suo spettacolo live è sinonimo di passione e coinvolgimento allo stato puro.

LuxAde, il terzo album in studio della formazione, arriva a tre anni di distanza dal precedente "Il Grande Labirinto". A dirigere i lavori e a produrre il disco, questa volta c'è la mano di uno degli artefici  di quel suono a cui il la Maschera Di Cera si ispira: Franz Di Cioccio, front man e batterista della PFM. La sua esperienza, in fase di produzione, ha permesso al gruppo ed al loro progetto di fare un salto qualitativo, evidenziando tutte le doti che fanno de’ La Maschera di Cera  una solida formazione contemporanea. Il suono generale del disco è il risultato di una miscela fra un intrigante gusto per le atmosfere seventies ed una energia che guarda agli attuali scenari del rock. Un affascinante tocco sinfonico sottolinea la ricchezza della scrittura musicale.

L'album è composto da sette brani e spazia ampiamente dal buio alla luce e viceversa, offrendo momenti brillanti ed altri introspettivi. Spunti eterogenei, tra i quali si inserisce anche l’hard rock, sono sottolineati dal vigore ritmico di Maurizio Di Tollo, mentre le composizioni, sorrette dalle tastiere rigorosamente vintage di Agostino Macor,  trovano improvvisi respiri caratterizzati dal flauto di Andrea Monetti. MDC non usa chitarre elettriche (salvo alcuni brevi interventi di chitarra acustica). E’ invece evidenziata la sonorità  del basso distorto di Fabio Zuffanti, che rende ancora più particolare il suono generale, come un vero marchio di fabbrica.
Su tutto vola l’espressività prorompente e comunicativa del vocalist Alessandro Corvaglia, la cui voce si spinge in timbriche ad ampio spettro.

I passaggi dalle ombre alla luce sono ripresi anche dai testi, che narrano di personaggi diversi  in continua ricerca della luce dopo che, per motivi differenti, sono stati confinati nel buio.
E’ la metafora dell'uomo che tende sempre al meglio anche se deve quotidianamente scontrarsi con le avversità della vita. E’ una galleria di protagonisti dentro un viaggio introspettivo:   
un prigioniero nelle profondità di un vulcano sogna di liberasi per vedere l'alba sul mare ("Doppia Immagine"), un esploratore del polo inizia il suo viaggio per fuggire dal quotidiano vivere  dimostrando di essere qualcosa di meglio che un uomo normale ("Un Senso all'Impossibile"). C’è anche la rilettura dal mito di Orfeo in un onirico affresco sonoro ("Orpheus") ed infine, la saga della follia di un frate ("Enciclica 1168") che "in nome di Dio" (come accadeva un tempo e come accada ancora oggi) usa il potere della parola per raggiungere il potere materiale. I  personaggi di LuxAde, accecati dalla luce che cercano invano, torneranno nel buio, ma è dal buio che ripartiranno  per ricercare di nuovo la luce, in un viaggio senza fine.


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