Altro giro, altra corsa. Oggi voglio parlarvi dei Laaz Rockit, qiuntetto californiano autore a cavallo degli anni '80 e '90 di tre album Thrash Metal consecutivi degni di nota. In verità la loro sverginazione musicale risale al 1984 con ''City's Gonna Burn'', basato su una discreta miscela di tipico metal Bay Area ed un suono commerciale a stelle e strisce, bissato, l'anno successivo , da ''Stranger No Danger'', più orecchiabile ma penalizzato da una produzione inadeguata. Nel 1987 arriva il grande salto (o la grande illuminazione a seconda dei punti di vista): esce ''Know Your Enemy'' ed ecco, magicamente, spuntar fuori un Thrash quadrato e debitore a tutta la scena della costa, ben composto ma troppo stereotipato. ''Annihilation Principle'' (esaminato in queste pagine) innalza leggermente il livello generale ma, come il buon vino italiano, è dopo una doverosa invecchiatura che i nostri nel 1991, a nove anni dalla nascita, architettano la loro summa musicale nonchè testimonianza estrema: ''Nothing'$ $acred''.

Le influenze Power del passato vengono vincolate solamente ai ricercati assoli della coppia d'asce Jellum-Sargent, mentre il reparto ritmico prende spesso il sopravvento nei 41 minuti del lavoro: la new-entry Scott Dominguez al basso, a differenza della maggior parte dei colleghi del genere, non viene relegato a mera comparsa ma si diletta in piacevoli passaggi; la batteria di Dave Chavarri (sarà anche drummer di Soulfly e M.O.D.) si esprime solida e precisa. Dietro il microfono c'è la voce di Micheal Coons (per chi scrive il più ingombrante difetto di questo platter): squillante, acuta, aggressiva, graffiante quanto volete, peccato che si scontri spesso con il suono robusto e bellicoso del resto della ciurma risultando a tratti indisponente e fuori luogo; non a caso ''Nobody's Child'', malinconica semi-ballad, risulta unico episodio dove la prova di Coons possa considerarsi pienamente convinta e convincente.

''Nothing'$ $acred'' propone un menù proteiforme dalle portate più disparate: primi piatti elaborati e sostanziosi come ''In The Name Of Father And The Gun'' e ''Too Far Gone'', secondi appaganti e pepati quali ''Into The Asylum'', ''Curiosity Kills'' e ''Suicidecity'', contorni calzanti e prelibati (la strumentale conclusiva ''Necropolis'' e la già citata ''Nobady's Child''). Su tutto l'album si percepiscono manifesti richiami alle band primogenite, in particolare Anthrax ed Exodus (ascoltatevi l'incipit di ''Greed Machine'' e provate a sostenere il contrario!), tuttavia questo non toglie il desiderio di proseguire nell'ascolto, merito della predilezione a puntare su chorus sì dal forte impatto ma tutto sommato popolari e su una produzione, certamente non splendente, eppure abbastanza rifinita.

I Laaz Rockit cavalcarono l'onda lunga del Thrash di quell'epoca presumibilmente mossi non da una vocazione genuina per la fattiva evoluzione di esso; invero spinti da altri valori extramusicali (per parecchi non meno importanti) rintracciabili smaccatamente nel nome di questo prodotto (che sia stata una mossa polemica?). Restano comunque un esempio concreto e sanguigno che, se avesse avuto la lucidità e l'umiltà di capire i propri difetti affidandosi, per esempio, ad un singer opportuno (dopo la svolta di metà carriera), avrebbe forse potuto fissare dritto negli occhi alcuni mostri sacri di quegi anni. 

Segnalati con riserva.

 

P.S. Per coloro che volessero approfondire dal 2009 l'album è stato ristampato (successivamente all'immancabile reunion) con tre appetitose bonus track. 

Carico i commenti... con calma