I Lake Of Tears sono sempre rimasti "all'ombra" del successo: da molti sono stati definiti "anonimi", privi di una verve capace di catturarsi le simpatie dei fans come sono riusciti a fare Nightwish e Stratovarius (solo per rimanere in Scandinavia). Il suono dei Lake è stato indicato come privo di spunti capaci di assumersi una caratteristicità in grado di poter emergere. Opinioni che mi trovano daccordo ma fino ad un certo punto, perchè sfogliando la discografia della band di Boras (Svezia) si può notare come il gruppo abbia più volte tentato un cambio di direzione: che poi sia riuscito o meno, questo non inficia il fatto che i Lake Of Tears ci abbiano provato. Il doom degli inizi infatti, è sfumato in un gothic rock/metal dalle venature easy ma mai scontate, fatto di melodia e caratterizzato dalla voce rauca di Daniel Brennare, il fondatore della band.

Per tutti i motivi su citati i Lake Of Tears non hanno mai raggiunto una certa notorietà, pur meritandola. Questo gli ha però permesso di continuare una carriera sui binari congeniali alla band che mai ha deciso di "svendersi". Ne è un esempio proprio l'album "Moons and mushrooms" del 2007. Esso viene dopo "Black brick road", all'unanimità considerato la loro miglior opera: il gruppo di Brennare e soci poteva benissimo adagiarsi sulla tanto agognata "notorietà", sfruttando i clichè, i favori della critica e le amenità della serie.

Se infatti "Black brick road" era piaciuto per il suo ritmo cadenzato, le atmosfere cupe e un sostanziale raffreddamento dei suoni, "Moons and mushrooms" si evidenzia per una potenza più marcata, capace poi di esplodere ulteriormente in "Illwill" uscito qualche mese fa. Ciò che invece ricalca il precedente cd è la cupezza dei suoni, come si può evincere dalle tonalità oscure della copertina, nonchè da un vago senso di hard rock psichedelico che smorza i suoni abrasivi delle chitarre. L'iniziale "Last purple sky" ne è l'esempio più lampante: eppure già da "You better breathe while there's still time" si ha la sensazione che lo stile dei Lake sia fin troppo immobile su coordinate precise, come se Brennare avesse timore ad allargare gli orizzonti. Ecco il difetto principale di un disco buono sotto il punto di vista prettamente qualitativo, ma scarso sotto quello compositivo. La formula è ben oliata ma a tratti fin troppo stantia e non basta l'ottima ballata "Like a leaf" per elevare di rango un cd che nasce con attaccata l'etichetta della sufficienza. "Island earth" si segnala per un ritmo diverso e più coinvolgente, ma nel complesso i brani di "Moons and mushrooms", pur essendo godibili non lasciano mai il segno: si fa fatica a trovare la "hit" e la sensazione è quella di una superficialità purtroppo negativa.

I Lake Of Tears sono un gruppo degno di nota, su questo non c'è dubbio, ma ascoltandoli ormai da un po' di tempo mi sono fatto un'impressione tutta mia sulla loro carriera: le cartucce migliori che avevano da sparare sono già state sparate e Brennare e i suoi amici stanno ormai andando incontro ad un inesorabile declino. Sembra che quello dei Lake Of Tears sia un "vorrei ma non posso": una band che da l'impressione di avere sempre il freno a mano tirato. Se fino ad ora non hanno ancora fatto il salto di qualità, quello in grado di lanciarli definitivamente, la sensazione è che i Lake non ci riusciranno più.

1. "Last Purple Sky" (6:02)
2. "You Better Breathe While There's Still Time" (4:12)
3. "Waiting Counting" (4:39)
4. "Like A Leaf" (5:05)
5. "Children Of The Grey" (4:33)
6. "Head On Phantom" (4:27)
7. "Island Earth" (5:04)
8. "Planet Of The Penguins" (6:25)

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