Lassigue Bendthaus, ossia Sua Cyberneticità, Mr. Uwe Schmidt: personaggio alquanto atipico, obliquo und intersecante nella sufficientemente affollata scena electro (e non solo), cronologicamente et elettronicamente inquadrabile negli appena trascorsi (si fa per dire) nineties.
Pubblicato primariamente dalla Fiorentina Contempo (bei tempi...) nel 1992, indi ri-clonato, circa due anni dopo, dalla Electro/E.B.M. etichetta Europea per eccellenza, la Belga KK, "Cloned" stupisce e oltrepassa i precedenti (e anche futuri) Lassigue-lasciti per distaccato robotico visionario isterismo ed accecante quanto davvero raggelante elevata qualità .

Preceduto dal fenomenale mini L.P. "Biohazard", uscito qualche mese addietro sempre grazie a Contempo, le 10 "Cloned" sequenze riprendono quell'entusiasmante quanto ostico cyber-percorso, dapprima teorizzando et all'ausculto felicemente concretizzando una notevole, spesso stordente, sequela di monolitici e monotitolati sottotemi (cinque di essi, come nella famigerata vinilica b-side, sono precedute dal suffisso Re- quasi che fossero degli improbabili remix): solo un numero primo non consequenziale corredato da ulteriore parentesi a determinarne l'algida, robotica scansione. Immaginifiche trasfigurazioni cyber, basate sulla audio-recombinazione/mutazione dei frattali-frammenti sostanzianti la omonima stessa traccia. Suono/tecnologicamente mille anni luce avanti, rispetto ai cronologicamente circostanti, Lassigue Bendthaus genera (e clona all'infinito) abilmente, deturpanti, scintillanti, spigolosi algoritmi acustici: talvolta concretizzati in oscure schegge, stordenti, sibilanti, composite della più glaciale, (positivamente) ossessiva, obnubilante, nervosa, metaforicamente Gibsoniana (in senso Neuromantico) , electro/cyber-muzik, prodotta in quegli anni nella cara (romantica) vecchia Europa.

Figlio degenere e lungimirante della electro (Man) Machine-intuizione Dusseldorfiana per eccellenza, Mr. Schmidt, confeziona un opera tanto (mai gratuitamente) ostica quanto baluginantemente espressiva: in "Cloned #7 (1)" sembra di ascoltare una futuribile (im)proponibile "Boing boom tschak" per il terzo millennio: semi-celate vocals pesantemente trattate sotto una spessa coltre di pesanti rumorismi assortiti, smontati e rigenerati parossisticamente senza soluzione di continuità; ottundenti, saturi, percussionismi digitali al limite della soglia del cyber-dolore si addensano implacabilmente in "Re-Cloned #1 (4)" letteralmente sfregiata da un "cantato" pericolosamente accostabile a (s)gradevoli rumorismi di siderurgica memoria.
Unica traccia "abbordabile" e meno clangoricamente industriale risulta essere "Re-Cloned #1 (8)", sorta di mutante cyber/hip-hop: strutture ritmiche meno incalzanti ed una musicalità di fondo inaspettata, sporcata solamente da un cantato "subacqueo", comunque umanamente riconoscibile.

Se mai gli alieni o i loro epigoni robotizzati, decidessero di scendere a curiosare sul guerra-falcidiato globo-terrestrifome, potrebbero trovare, tra questi microsolchi, qualcosa di tecnologicamente e musicalmente familiare.

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