Laura Jane Grace é la cantante e chitarrista degli Against Me!, una punk band con base in Florida, fondata dalla stessa cantautrice all'età di 17 anni.
Anche se nel 1997, all'epoca dei fatti, Laura rispondeva ancora al nome di Thomas Gabel.
Confusi?
Tutto nella norma, nulla che non possa spiegarsi con una definizione propria in ambito psichiatrico/psicologico:disforia di genere.
In altre parole, la condizione di malessere attraverso la quale un individuo disconosce il proprio sesso ed il genere assegnatogli alla nascita.
Questo aspetto, assieme a molti altri della vita di Laura, viene sviscerato nell'autobiografia finalmente disponibile anche nelle librerie di casa nostra attraverso Tsunami Edizioni e che porta il nome di "Tranny:confessioni di una punk anarchica venduta".

Chi é fan degli Against Me! conoscerà senz'altro la storia della front-woman:le prime avvisaglie di disforia in tenera età, il rapporto complicato col padre e quello altrettanto difficile, nonché precoce, con alcol e droghe.
Quel che fino al 2016 (anno si pubblicazione negli U.S.A) non era possibile conoscere, sono le confessioni affidate da Tom Gabel prima e dalla Grace poi ad anni e pagine dei rispettivi diari ed i cui frequenti stralci si alternano al racconto delle vicissitudini personali degli stessi e della band.
Un' autobiografia che ne vale due, tante quante le vite legate a doppio filo sin dall'infanzia;i continui spostamenti in giro per il mondo da una base militare all'altra per via del lavoro del padre, la separazione dei genitori, un primo scorcio di adolescenza vissuta ai margini della società conservatrice della Florida e la scoperta del punk, la vita nelle comuni, la prima band ed i concerti negli scantinati, i guai con la giustizia e le dipendenze fino al primo assaggio di notorietà con gli Against Me!.

Un vero e proprio racconto sulla questione anarco-punk di fine anni '90 e del conseguente ostracismo da parte della scena DIY nei confronti degli artisti alle prime lusinghe ricevute dal mainstream, atteggiamento tutto fuorché risparmiato a Tom e soci.
La memoria arriva a scavare fino al cuore dell'industria discografica e dell'universo delle major con tutto il corollario di agenti, di avvocati e della massacrante routine del triangolo vita in tour-interviste-fotoshoots, naturalmente condito da un generoso mix di droghe ed alcol.

Insomma nulla di nuovo rispetto alla storicamente ben nota battaglia intestina fra l'artista, la sua espressività, la sua poetica, i suoi principi, la sua integrità da una parte ed i compromessi, i morsi sulla lingua ed i ragionamenti imprenditoriali che una carriera di un certo livello impongono in una qualche misura dall'altra.

Parallelamente, la questione della disforia vive e viene rappresentata attraverso un percorso che segue in maniera fisiologica le stesse identiche tappe di eccitazione, presa di coscienza e diniego e che forse, proprio per questo, conduce il lettore ad empatizzare con un personaggio che altrimenti avrebbe ben poco da offrire di diverso dai soliti cliché della rockstar dall'animo fragile inghiottita dai meccanismi dello showbiz.

Non mancano memorie ed aneddotica riguardo alcuni nomi di spessore della scena alternativa statunitense, da Matt Skiba a Fat Mike, passando per Marilyn Manson.
Lo stile della narrazione é lo stesso che ha reso noti Tom Gabel e gli Against Me!, ora capace di strappare un sorriso di fronte a tanta sfacciataggine, ora capace di intenerire, quasi aver voglia di abbracciare Laura per il suo coraggio e l'ostinazione nel perseguire la chimera dell'accettazione di sé.

La parte più succosa per i fans, naturalmente, sarà da ricercarsi negli estratti dei diari di Tom, nei quali non sarà difficile riconoscere stralci dei testi dei brani degli Against Me!

In sostanza, la lettura propone una toccante testimonianza di come non si possa vincere sé stessi e le proprie paure, di come non si possa risplendere di luce propria senza prima toccare il fondo, conoscere gli angoli bui del proprio animo e della propria coscienza.
Ed allo stesso tempo, un prezioso punto di vista riguardo un tema sempre più stigmatizzato da una società progressista fino al punto in cui risulta comodo esserlo.

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