Come un elaborato piatto della nouvelle cousine elegante, ma insipido, come un rosso tramonto su cui incombe minaccioso un nuvolone, come un mezzo bacio dato e non dato, come una foto sfocata, come un bell'abito che cade male, come una birra fresca, ma evaporata, come un orologio svizzero fermo, come un barolo d'annata che sa di tappo... e si potrebbe continuare all'infinito. Sono mille le situazioni in cui si prova la sensazione netta che manchi qualcosa o all'inverso che qualcosa sia di troppo. Situazioni che possono infastidire o deludere. Come questo disco di Laura Veirs recentemente pubblicato dalla prestigiosa etichetta Nonesuch.

Una ricetta semplice: scegliere un filo conduttore del disco, in questo caso il mare, prendere una voce carina, soffusa il tanto che basta, preparare degli arrangiamenti perfettini, inserire alcune chitarrine al punto giusto, qualche coretto qua e là, alternare ritmi rilassati potenzialmente intriganti con qualche una piccola scossa destinata a movimentare l'ascolto. Spaziare, dunque, tra generi musicali diversi dal pop, al rock, al country, al folk mantenendo l'aurea sacralità indie. Condire il tutto con citazioni colte (Saramago, Melville) che avallino presso il pubblico tutta la profondità culturale dell'autrice e il gioco è fatto... è fatto? Siamo sicuri?

Dovrebbe essere fatto, ma così non è. Magari fosse così semplice. Non bastano gli ingredienti, non basta la progettualità, il talento, la professionalità per ottenere un risultato indimenticabile o perlomeno pregevole. Infatti nonostante il perfetto equilibrio di tutte le sue componenti, questo disco della cantautrice americana alla fin fine mi è apparso complessivamente prevedibile e noioso. Il cantato non ha slancio, l'emotività è controllata o ridotta all'osso, le melodie promettono, ma non mantengono. Già, non basta una buona produzione, non bastano le forme, non bastano i compitini, questi al limite servono per confezionare il tutto, ma in fondo ci vuole altro: coraggio, anima e passione. Purtroppo in questo disco sono latitanti. Laura Veirs non getta il cuore oltre l'ostacolo, si ferma prima. Così ascoltando il cd ondeggiavo tra la speranza che migliorasse e il desiderio che finisse presto. Non è migliorato ed è durato troppo. Ed è un vero peccato perché poteva essere un gran disco.

Un'occasione perduta? Sì in fondo questo lavoro può considerarsi in questo modo, perché poteva volare, ma non decolla, poteva osare, ma ha timore. Speriamo che sia solo un mezzo passo falso e non il segno di una cattiva china su cui Laura Veirs si è incamminata.

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