Quando sul finire degli anni '90 raggiunsi la saturazione da metal, avvertii un irrefrenabile voglia di novità. Li avevo proprio scandagliati tutti i generi del metallo... Dall'hard rock al glam, dal grunge al thrash. I primi capelli iniziavano a cadere e l'head banging mi dava sempre più problemi! E poi tutti i gruppi nuovi del new-metal o cross over (a parte Slipknot e System of a Down) che fosse mi facevano proprio onestamente cacare! Ma a cosa potevo dedicarmi? La dance anni '80 era roba da amar-cord delle medie per quanto bellissima; del pop avevo già abusato nei primissimi anni del liceo, e mi sapeva tanto di riso in bianco bollito quando uscivo dai classici Bowie o Duran Duran. Di cosa potevo dunque musicalmente farmi? Non potevo mica continuare a 30 anni ad ascoltare "Master of Puppets" a palla in macchina no? Cacchio mentre tutti i miei amici andavano alla "Dance Valley" io ero rimasto l'unico a voler andare al "Monsters of Rock"! Più che retrò mi sentivo SFIGATTO. 
Ebbi la folgorazione quando, accidentalmente, ascoltai per la prima volta "The Fat of the Land" dei PRODIGY. Beh... non si poteva proprio dire che quei suoni non fossero accattivanti. E poi facevano pogare anche loro alla fine no? Mmm... decisi di approfondire la ricerca... NIN? "The Downward Spiral"? Cazzo geniale. Quindi l'elettronica si poteva applicare al metal con l'industrial! E al solito Mike Patton ci aveva visto lungo. BLUVERTIGO, "Metallo non Metallo"; ah ok e anche al pop volendo. E poi quei gruppi mi richiamavano sempre alle sonorità dell'unica band non metal che avevo da sempre coltivato (un pò di nascosto dai miei amici metallari) i DEPECHE MODE. Non sarà mica che dentro di me, là in fondo si nascondeva un anima elettronica? DAFT PUNK, "Homework". Ero fottuto! CHEMICAL BROTHERS, "Dig Your Own Hole"; non era ancora il 2000 che ero già perso nell'elettronica! E adesso? Aiuto! Cosa faccio? Ho continuato. E nel mio navigare in un genere che erroneamente pensavo fosse avulso da abilità e tecnica, scopro un gruppo nuovo che mi piace al giorno. TIGA, LADYTRON, PLANET FUNK, !!!, ROYKSOPP, le mie ultime scoperte preferite.
Da profano del genere mi imbatto nel mezzo del cammino di mia vita negli LCD SOUNDSYSTEM. Li ricordavo soprattutto per il loro singolo di qualche anno fa, "Daft Punk is Playing in my House", carino con quel basso che pompava sotto sempre uguale. E che dire del video? Anche se il vero capolavoro del loro primo album è a mio avviso "Beat Connection", un pezzo quasi progressive con una signora batteria tradizionale sotto veloce e i bongo che salgono a chiamare l'elettronica che esce solo dopo 2 minuti di puro tribale. Non riesco a imbrigliare questo gruppo in un genere definito, e questo già è buon segno. C'è un pò di "acid house", un pizzico di "garage rock", un tocco di "psychedelic pop" il tutto in salso beat '70. Non sono niente male. Per carità, non vi sto scrivendo per dirvi che questo "Soud of Silver" (marzo 2007) sia un album che farà la storia della musica, ma scorre via liscio. Il piedino batte sul pavimento in tutti i pezzi e sui singoli... parte la voglia di dance sfrenata! Ci stà dentro, niente da dire. 9 tracks, il giusto per non sforare. Ottima la intro "Get Innocuos" con un bel wall of sound elettronico. Dopo, a parte i due "radio friendly" "North America Scum" (voto7) e "Time To Get Away" (voto 8, con un cantato molto James Brown), quasi tutti gli altri pezzi passano i 7 minuti di durata. "Someone Great" sembra un pezzo scritto da Tiga, con molti richiami ancora ai Daft Punk. La 5 e la 6 sono dei riempitivi accettabili. Si ha l'impressione di essere piombati in una disco della New York anni '70, con afro-dj che però hanno i suoni del 2000 a disposizione. La chitarrina funky sotto molto pezzi, ricorda un pochino gli Arctic Monkeys, mentre il basso richiama un pò troppo spesso i classici giri dei Daft Punk, ma tutto sembra voluto e studiato a tavolino. E poi tò, un accenno di punk in "Watch the tapes". La 8 spazia nell'elettronica più pura (il classico "ho studiato anch'io i Kraftwerk") con ottimi suoni e un gran basso sotto. L'album si chiude con una lenta serenata dedicata alla città di New York.

James Murphy (tra i fondatori della DFA Records) è una bella testolina. Polistrumentista, canta e suona completamente i suoi progetti LCD Soundsystem per poi farsi accompagnare da eccellenti musicisti live (il bassista è quello dei !!!). Il primo album "Soundsystem" era certamente più innovativo e creativo. Questo è più curato nei particolari, meno grezzo, meno istintivo ma più tecnico. Sono abbastanza certo avrà meno successo del precedente, ma forse personalmente quasi mi piace di più. Sembra voler imboccare la strada della vera ricerca, abbandonando pezzi commerciali da grandi balere come invece in alcuni pezzi del primo. Nel complesso ascoltabilissimo, gradevole e simpatico. Il potenziale di Murphy però sembra un pò condizionato dal voler sempre assecondare sia i discotecari che i rockettari, senza riuscire a prendere una scelta netta che forse gli darebbe più "rabbia creativa".      

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