Dovrei essere piuttosto enfatico, e non mi appartiene. Nemmeno l'obiettività, a dirla tutta. D'altronde, quando a fine concerto sono andato a fare i complimenti a Vasco, e Vi assicuro che lo faccio di rado, glielo ho detto che non avrei ecceduto. Gli ho solo fatto notare che sono ormai vecchio e qualche concerto in vita mia l'ho visto. Lui, dopo un "Grazie mille", si è scusato, affermando che all'inizio aveva fatto piuttosto fatica. In effetti, nell'apertura di "Piromani", con Canali, che lo accompagnava all'elettrica, sembravano non riuscire a trovarsi. Poi, piano piano, credo si sia rilassato e tutto è andato per il verso giusto.

Dopo un paio di canzoni la gente ha cominciato a sedersi per terra, e quello che ho notato è che tutti erano, semplicemente, ammirati. Ho pensato ad una stagione che ho vissuto solo nel periodo finale, quella dei grandi cantautori italiani ed ho velocemente concluso che Vasco Brondi, aka LLDCE, è l'unico erede degno dell' "eletta schiera" apparso da almeno vent'anni a questa parte, forse venticinque. Sì, inizio ad esagerare, ma sono convinto di quello che dico. Avrei voluto esordire in questa pagina parafrasando Landau su Springsteen, e Ve l'ho risparmiata. Però diciamolo pure: LLDCE spazza via, in un colpo solo, due decadi di canzone d'autore italiana, morta e sepolta, e che nessuno pensava potesse rinascere. Da qui si deve ripartire.

Alcuni esempi, tanto per capirci. Due giorni prima avevo visto Bugo, allo stesso festival. Nel baseball capita che ad un certo punto la partita finisca per manifesta inferiorità. Qualcuno parla di Tricarico. LLDCE è un angelo che gli piscia addosso. E' inutile prosegua: non c'è storia, con nessuno.

Ritorno al concerto. Una quarantina di minuti scarsi per suonare, sparpagliati, tutti i pezzi di "Canzoni da spiaggia deturpata". Questo ragazzotto che gira con uno zainetto, spaesato, con una bottiglietta d'acqua, sotto l'ala protettiva di Canali, non credi nemmeno possa raccontare quello che canta. Ed invece ha la capacità, quando sale sul palco, di trasformarsi in un narratore di momenti assolutamente toccanti. Addirittura fin troppo maturo, riuscendo a dare un senso alla performance live. Le canzoni infatti, pur nella loro semplicità quasi disarmante, vengono eseguite in maniera diversa sia dal demo che dall'uscita ufficiale. Talvolta più lente, talvolta più aggrovigliate, con reiterazioni sgraziate ed avvincenti.

Dove sta la grandezza? A mio modesto avviso nel fatto che finalmente qualcuno riesca, anche in Italia, a fare il cantautore con lo spirito di un punk (l'uso dell' anthem distorto che esplode quando non te l'aspetti). E, come già osservato da Targetski, ad essere cantore di una generazione che aedi non mi pare avesse. Se i CCCP non ci sono più, non è necessario dare spettacolo. Un Billy Bragg GB84 più feroce e, soprattutto, nichilista.

Le ultime domande riguardano il futuro. Il passaparola sarà sufficiente? Questo paese ha ancora voglia di farsi sputare in faccia qualche verità? O tra qualche anno saremo ancora solo una trentina accovacciati, abbagliati e felici che ci sia chi parli di noi?

"Rovistando tra i futuri più probabili, voglio solo futuri inverosimili... e proteggimi dai lacrimogeni, e dalle canzoni inutili".

P.s.: permettetemi di dedicare questa paginetta a Corey5, compagno DeBaserista che non ho conosciuto, e mai conoscerò, ma che so amava Vasco Brondi, le cui urla spero lo raggiungano in cielo e gli diano sollievo.

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