In una giungla musicale in cui "ballare per più di una sola estate" è già di per sè un mezzo miracolo, si resta davvero stupiti nel vedere come alcune realtà riescano ad andare avanti con stile e coerenza da decenni, (quasi) sempre senza curarsi più di tanto della moda del momento, con una grazia e una freschezza che non fanno altro che sottolineare come, a volte, l'amore per la musica è davvero qualcosa di innato, un'energia che ti fa pestare sulle pelli e sulle corde come se di anni ne avessi quaranta in meno di quelli che riporta la tua carta d'identità.

E' il caso di un gruppo come Le Orme, leggendario ensemble veneziano portabandiera del più bel progressive italiano. "Quel che resta delle Orme", potrebbero dire i maligni, visto che ormai della formazione storica, di quel trio che quarant'anni fa incise pezzi da novanta come "Collage" e "Felona e Sorona" è rimasto il solo Michi Dei Rossi, ma davvero, quando ci si ritrova a constatare la bravura, sia in studio che dal vivo, del nuovo corso del gruppo lo spazio per le polemiche è davvero limitato. Pubblicato in un periodo invero non felicissimo, che vedeva Dei Rossi e Tagliapietra fronteggiarsi in mille azioni legali sull'uso del nome, "Progfiles" ha il pregio di dare ufficialmente il via alla seconda vita (ma forse anche alla quarta o alla quinta, visti i continui cambi di pelle) della band veneta. La natura della pubblicazione è un po' dubbia, "Official bootleg" non a caso è il sottotitolo: registrato dal gruppo, ma raramente lo troverete nei negozi, meglio se andate al banchetto del merchandising dopo qualche concerto. Una sorte di "regalino" per pochi intimi, insomma, per una pubblicazione ufficiale, possibilmente doppia e con tanto di dvd, ci sarà tempo. Registrato durante il tour primaverile del 2010, presenta una scaletta che non si discosta più di tanto da quanto fatto durante gli ultimi tour che ancora vedevano Tagliapietra dietro il microfono, anche se la nuova incarnazione del gruppo da sicuramente un'interpretazione differente dei vari classici, sia di quelli del periodo d'oro che della produzione più recente. E due righe a riguardo vanno davvero spese, facendo un plauso a Michi Dei Rossi che è riuscito, nel giro di pochi mesi, a mettere in piedi una formazione così valida. Tirarsi la zappa sui piedi sarebbe davvero stato facile, si correva il rischio di andare in giro con una mediocre cover band, di diventare il tributo di sè stessi. Si è invece deciso di lavorare di cesello e di dare il via solo quando si era certi dei propri mezzi. Il trio "ufficiale" costituito dalla sezione ritmica Michi Dei Rossi/Fabio Trentini, ottimo acquisto dell'ultimo periodo dell'era Tagliapietra, e dall'inossidabile Michele Bon alle tastiere è infatti affiancato dal bravo Federico Gava al pianoforte e da William Dotto alle chitarre. Alla voce Jimmy Spitaleri, vecchio leone del prog italiano, già noto per la militanza nei Metamorfosi. Cambiare tutto affinché non cambi nulla. Perché alla fine le emozioni restano davvero quelle, indipendentemente da chi imbracccia il basso o stringe in mano il microfono.

Dopo la brevissima intro, in cui più attenti possono scorgere qualche accenno di passaggi che firranno poi sul successivo album "La Via della Seta", si parte con "Chiesa d'Asfalto", bel pezzo del periodo più recente delle Orme. Spitaleri è un leone e la nuova formazione si rivele subito all'altezza del compito, con un lavoro di tastiere davvero notevole. La scaletta qui proposta non è quella completa, ma fa comunque piacere notare che in apertura siano stati posti i brani più recenti, quelli del decennio 1996-2004, quasi a voler sottolineare che non si vive solo di vecchie glorie. Naturalmente lo spazio per i vecchi classici c'è ed è bello andare a risentire vecchi pezzi, spesso trascurati sia dal gruppo che dai fan, come "Maggio", tratto da quel bistrattato lp che fu "Contrappunti" (1974), otto minuti di classe progressive come pochi. Chitarre e tastiere che si rincorrono, cori ed una sezione ritmica di prima livello, non fanno altro che sottolineare quanto di buono ci sia nella nuova avventura delle Orme. Altro ripescaggio degno di nota è quello di "Vedi Amsterdam", piccola perla della seconda metà degli anni Settanta, periodo solitamente snobbato dallo stesso gruppo, evidentemente poco convinto di quanto fatto all'epoca. Grande finale naturalmente con "Sguardo verso il Cielo" e "Collage". Che dire, quindi? I rischi di andare in giro ed apparire come una cover band di lusso c'erano tutti ma, visti per i motivi sopra elencati, sono stati ampiamente scongiurati, anzi alla fine, vista anche la resa sonora del sestetto, ci si chiede come mai non si sia pensato prima di introdurre soluzioni come quella del pianoforte in pianta stabile o di un chitarrista titolare. Se già qui la formazione rinnovata faceva ben sperare, quindi, la conferma definitiva sarebbe arrivata l'anno dopo con "La Via della Seta" (2011), ottimo lavoro prog in piena sintonia con quelli dei tempi migliori. Per chi non lo sapesse: Le Orme hanno recentemente affrontato un mini-tour in compagnia del Banco del Mutuo Soccorso. Perdersi un'occasione del genere sarebbe davvero un peccato. Io a quel tour c'ero: e voi? 

Scaletta:

Intro/ Chiesa d'Asfalto/ Danza del Fuoco/ L'infinito/ Maggio/ Vedi Amsterdam/ Sguardo verso il Cielo/ Rondò/ Sguardo verso il Cielo (ripresa)/ Collage (finale)

Le Orme

Michi Dei Rossi, batteriaFabio Trentini, basso, chitarra acustica e coriMichele Bon, tastiere, guitar simulator e cori

Con
:Jimmy Spitaleri, voceWilliam Dotto, chitarreFederico Gava, pianoforte e tastiere
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