Nell’inflazionata scena di metal con voce femminile spunta una nuova band: i Leaves’ Eyes.
In realtà la band non è assolutamente composta da dei novellini comuni ma di membri degli Atrocity (band tedesca dedita ad una sorta di death sinfonico). Per non parlare della voce: ai microfoni milita la leggendaria (ex) vocalist dei Theatre Of Tragedy: Liv Espanes Kristine. Qui non troviamo, contrariamente alle aspettative, del gothic metal vecchio stampo, ma neanche l’electro pop degli ultimi lavori del Teatro Della Tragedia: semplicemente metal sinfonico e atmosferico tanto cool in questi ultimi anni.
Molti hanno osato parlare di gothic in questo lavoro, definizione totalmente errata, in quanto le canzoni esprimono sentimenti lontani dall’oscurità, come la dolcezza e la tranquillità. Per capire l’anima del cd basta guardare la copertina: è curata in ogni minimo dettaglio e svetta ammiccante l’affascinante singer. La musica è ricca negli arrangiamenti e non viene lasciato certo nulla al caso, ma in molti passaggi è talmente commerciale e inconsistente da far paura. Per non parlare di Liv: se con I Theatre Of Tragedy il suo cantato così particolare esprimeva desolazione e tristezza qui non esprime nulla, anzi, in alcuni frangenti risulta persino fastidiosa. Inoltre in alcuni brani canta con il suo growl Alex Krull (marito di Liv). Una scelta senz’altro inutile e sbagliata, dato che il metallo sognante dei Leaves’ Eyes mal si amalgama con il growl.
Il cd si apre con la romantica “Norvegian Lovesong”, un pezzo molto romantico e epico basato interamente sui synth (così come tutte le canzoni del platter). “Tale To The Sea Maid” è dotata di un inutile ritornello ed è un pezzo davvero mal riuscito , con l’esasperante vocina di Liv a farla da padrona. In “Ocean’s Way” fa capolino ad accompagnare Liv anche il cantato del marito, a mio parere decisamente scolastico. È un pezzo che vorrebbe strizzare l’occhio al vecchio gothic metal. “Lovelorn” è la classica ballad folk-eterea-naturalistica che con le sue tastierine induce direttamente al sonno. Il testo affronta il Topos classico dell’amore. “The Dream” è sicuramente il pezzo più riuscito , con i suoi cori e la sua vena epica non indifferente. “Secret” a mio parere è il pezzo meno riuscito del lavoro, con le sue atmosfere psuedo-malinconiche e con il ritornello davvero straziante, non per le sensazioni che regala, ma proprio perché è impossibile ascoltarla.
Le dolciastre noti di un piano ci introducono alla settima traccia: “For Amelie” , che, nonostante lo zucchero gratuito, risulta piacevole. “Temptation” vuole fare il pezzo gotico vecchio stampo, con il growl, le note di organo e la doppia cassa, riuscendo parzialmente nell’intento. “Into Your Light” è il primo pezzo estratto dall’album ed è dotata di un ottimo ritornello: è vero, è un pezzo di facile ascolto, immediato, però è piacevole e non risulta mai stucchevole all’ascolto. Chiude il cd “Return To Live”, che unisce chitarre alla H.I.M. alle orchestrazioni.
Un cd prodotto alla grande, perfetto nel suo intento ma sicuramente sconsigliato agli amanti dei vecchi Theatre Of Tragedy (e del gothic classico). Il voto reale è 2 ½ perché rispetto ad esempio agli Xandria i pezzi sono suonati in maniera impeccabile e si può contare su 2 pezzi più che discreti. Però il voto finale viene arrotondato per difetto perché la band non è costituita certo da esordienti e ci si poteva aspettare davvero molto di più. Originalità, profondità, dove siete?
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Altre recensioni
Di lovelorn
Le composizioni sono veramente semplici; sia nei momenti più pop che in quelli prettamente metal non troveremo mai virtuosismi tecnici, ma soltanto cullanti e malinconiche melodie.
Personalmente, credo che quest’album si adagi su di un livello poco più che sufficiente, in quanto l’eclettismo musicale dimostrato da Liv Kristine avrebbe sicuramente meritato composizioni più degne.