Ne parlavano alla tv, li ho sentiti io. Ci sono alcuni furbi che si fanno pagare anche un paio di cinquanta per fare da addetti stampa ad artisti perlopiù emergenti. Dicono che il pacchetto comprende un tot di recensioni su vari siti musicali.

E in effetti le recensioni vengono sì pubblicate, sior Enzino. Ma dove? [frame col guantuone del pugile e suono del pugno, inquadratura dal basso mentre faccio il gesto italiano con le dita unite] Ma su Rockit, per esempio, che pubblica qualsiasi presentazione risponda a determinati standard (leggi: qualsiasi presentazione), e a titolo gratuito. [risate registrate] O su blog e riviste online che, per accaparrarsi clic hanno adottato la stessa [virgolette con le dita] "politica". [frame con banconote che cadono e suono del registratore di cassa]
[inquadratura dall'alto] Ma pensate che alcuni di questi sedicenti addetti stampa si fanno pagare per la [stringi sul mio sguardo torvo a ogni trattino] pubblicazione-di-recensioni-addirittura-su-Debaser-Recensioni-scritte-da-chi-vuole. [frame con donna che emette un suono acuto inspirando forte dalla bocca]

Sior addetto stampa, ma cosa mi combina? Cosa mi combina? Lei è molto attapirato, mannaggia il clero.

La cosa che più rode è che quelli che ci cadono sono artisti poveri. Gente tanto entusiasta quanto ingenua, ma anche molto impreparata, poco avvezza alle dinamiche della promozione e dell'autoproduzione, che affida il proprio lavoro ad approfittatori. Gente che per registrazioni e tutto riesce a mettere insieme un trecento massimo.
Quel che meno mi rode, invece, è che questi artisti fanno sempre, sempre, cagare. Smentitemi, cazzo, per favore. Sarà che di solito un certo valore artistico si accompagna a un minimo di intelligenza delle cose, di conoscenza della propria materia almeno: non so.

Fatto sta che a parità di valore artistico (il nadir in un universo interamente costituito di merda nera cagata da un dio sbronzo di Fragolino), quelli più ricchi, o più svegli, o più social, tipo questi lemandorle, l'anteprima video ce l'hanno su Deerwaves e siti già più così. E su Debaser chi ne parla? Nessuno. Ci dovremo mica prendere solo le deiezioni dei poveri sfigati?

Oggi mi sento prezzolato. Faccio io da addetto stampa. Questa è la presentazione dei lemandorle:

Un po’ dj, un po’ producer, un po’ cantautori.

Lemandorle si scrive così: tutto attaccato.
Lemandorle hanno la barba.
Lemandorle sono punk: con i computer, Google e la tecnologia al posto di chitarra, basso e batteria.
Lemandorle adorano le contraddizioni e non hanno senso di appartenenza.
Lemandorle sono in due: un po’ dj, un po’ producer, un po’ cantautori.
Lemandorle amano Kanye West, gli Stooges ed Enzo Carella.
Lemandorle sono nati in coda sulla Salerno-Reggio Calabria, in un pomeriggio d’agosto degli anni ottanta, mentre alla radio suonava "Musica è" di Eros Ramazzotti.
Lemandorle vogliono solo essere amati, senza preconcetti.
Lemandorle sono un progetto di pop daltonico che si muove tra ricordi geolocalizzati e ambizioni globali. Un Mac, un microfono e tre-minuti-tre per raccontare delle storie qualunque, descritte per immagini, come se la vita fosse una bacheca di Pinterest.

È già stato scritto e detto di tutto.
Lemandorle lo sanno e non hanno presunzioni: solo la gioia di giocare finalmente al tavolo dei grandi.

Aggiungo che San Junipero è quel brutto episodio di Black Mirror in cui il paradiso è un posto artificiale dove puoi fare serata revival tutte le volte che vuoi. Già era uscita una San Junipero quest'anno, di un certo Enne, un ragazzino che si è guadagnato un non troppo nutrito seguito su un gruppo Facebook. Anche lì, cassa dritta e synth e fare finta che siano cose belle.
La gioia di giocare finalmente al tavolo dei grandi. La gioia di giocare finalmente al tavolo dei grandi. La gioia di giocare finalmente al tavolo dei grandi. La. Gioia. Di. Giocare. Finalmente. Al. Tavolo. Dei. Grandi
E
R
O
S
R
A
M
A
Z
Z
O
T
T
I

Ogni artista, anche tentato, merita il mio rispetto. Condivido in pieno la repulsione per il lavoro, la voglia di guadagnare facile, scopare facile, quelle cose lì. Poi se l'intenzione è buona, è buona, se è buona, e i processi alle intenzioni comunque non si fanno.

L'importante è che con questa storia non si finisca col rivalutare Raf, perché già lo si sta facendo, sapete, le serate trash, Demented Burrocacao, la gioia di giocare finalmente al tavolo dei grandi.

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Doppio Domx

Innaffiavamo con il Domper del duemilasei olive taggiasche e tartine con alici già da un paio d'ore. Avevamo assunto tutte la posizione più sdraiata che ci riusciva.

Dissi che se c'è una cosa che voglio fare nella vita è spaccare la vetrina del ferramenta e rubare il cartonato sorridente di Giletti della Bticino, per mettermelo in bagno, ma nessuna rise.
-Brava.
-Molto postmoderna come cosa.
-Ma infatti.

Due blister sul tavolino in legno massiccio lucidato.
-Chiedigli se te lo vendono e fai prima.
-Dice che Hemingway riusciva a scrivere solo da sdraiato.
-Ma secondo voi inventare aneddoti è una nuova cosa?
-Te ne esci a caso e salvi conversazioni.
-Cioè poi dipende se gli altri vogliono approfondire.
-Vabbè migliore di Hemingway? Il vecchio e il mare, tutta la vita.
-Ci sta.
-Per chi suona la campana vex dai.
-Ma secondo voi quanto siamo influencer da uno a cento?

Il domperidone ci tratteneva dal vomitare, ma cagavamo sciolto almeno tre volte al giorno.
-Da quando ho scritto la cosa che dare i voti tipo 87 è una cazzata, beh.
-94.
-Oh ma è vero che non lo stan più facendo.
-Un arabo entra in un caffè:
-69.
-666?
Ridemmo. Le pareti erano nere, la luce fredda.

-Ma quindi titolo?
-"Il doppio domper è la nuova tendenza del mio salotto".
-"Abbiamo vissuto per una settimana con diecimila euro".
-"Senza mai uscire di casa".
-La cosa del domperidone e del Dom Perignon è geniale dai.
-Sì no "doppio domper" deve stare nel titolo per forza.
-Sì ma con la x come Popper.
Ridemmo.

-Allahu Akbar.

Un rabbino entra in un bar: mitzvah.

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