Come dire... Alla faccia del bicarbonato di sodio! Che album ragazzi, era da un bel po' che aspettavo un disco sperimentale che riuscisse allo stesso tempo ad essere concreto ed a non perdersi in un mare di suoni assurdi che non portano da nessuna parte e finalmente dopo una lunga ed estenuante ricerca mi sono capitati questi Lengsel tra le mani, che con il loro "The Kiss-The Hope" del 2006 ci hanno regalato un disco che, se non lo si vuole definire capolavoro, sicuramente ci si avvicina.
Il trio nasce nel 1995 ad Oslo, Norvegia, dedicando anima e cuore ad un progressive metal acido con tematiche a sfondo cristiano, e vede nella line up i seguenti componenti:
- Tor Magne Glidje - voce
- John Robert Mjåland - basso
- Ole Halvard Sveen - batteria, chitarre acustiche, tastiere
Dopo il demo e "Solace", arriva come un fulmine a ciel sereno questo "The Kiss-The Hope", forse ad oggi il lavoro in assoluto più particolare del gruppo, infatti se nei precedenti si poteva ancora parlare di progressive-black metal, qui di progressive ne troviamo poco e ancor meno si possono trovare influenze black, che lasciano posto ad una base elettronica, ad un po' di dark-wave, jazz e hardcore, dando vita a basi musicali che, ora portano alla mente i nostri Ephel Duath, ora i Maudlin Of The Well.
''An Anonymous Phonecall And A Dead Line'' apre con i suoi 8 minuti le danze: il pezzo presenta una base elettronica, sulle quali si adagia una voce ora pulita, ora filtrata, sempre intrisa di tristezza, finendo per risultare affaticata. L'incedere risulta estremamente lento non fa altro che sottolineare il mood del pezzo. Si continua con l'hardcore jazzato di ''Hell Calls Hell'', una delle migliori, nella quale fanno per la prima volta, la loro comparsa le influenze degli E.D.. Capitolo a se fa la terza ''Miss S.C.", l'unica track in cui fanno ancora capolino le radici black, comunque qui smorzato dall'elettronica, che riesce a rendere particolare un episodio altrimenti di maniera. Di qui in poi l'album si attesta su sonorita ancora più inconsuete, presentandoci pezzi come "Andenod / The Easy Kill", introdotta da un dolcissimo incipit di tastiere sul quale si appoggia poi una chitarra distorta che spezza l'atmosfera di pace che avevano creato in precedenza le keyboards, o ancora la strumentale "The Warm Water Chase", un misto tra jazz, trip hop e progressive metal. L'apice si raggiunge però nella claustrofobica "The Pale People", canzone asfissiante, piena di ritmi che spezzano in continuazione la traccia. Le vocals non aiutano di certo a rendere il pezzo più fruibile, con i filtri che appesantiscono ancor di più la composizione. Un episodio davvero splendido, nonché di difficilissima assimilazione. Chiude il disco l'ephel duathiana "Avec Toi", che pur non aggiungendo nulla al lavoro, svolge il suo compito in maniera più che soddisfaciente.
Arrivati a questo punto è d'obbligo il dover notare come alcuni gruppi, non troppi per nostra sfortuna, riescano sperimentando a creare dischi ancora molto interessanti e non piatti come la media generale delle uscite odierne, mantenendo alto il livello qualitativo e senza mettere da parte quel guizzo d'originalità nelle composizioni. Seppure rappresenti forse un piccolo passo indietro in quanto a piacevolezza rispetto al precedente "Solace", questo "The Kiss-The Hope" è comunque, secondo me, da annoverare tra i migliori dischi della scena alternativa del 2006.
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