Quando eravamo Re.

Ci sono film che partono quasi in sordina, ti conquistano piano a piano fino a sfociare in momenti di vero entusiasmo che non sai più controllare. La visione di questo “Quando eravamo Re” del 1996, ad opera del giovane regista Leon Gast, è proprio uno di quelli.
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l film è in realtà un documentario che narra i momenti di preparazione e attesa dell’incontro di box del grande Mohammed Alì (detto Cassius Clay) e Gorge Foreman avvenuto nel lontano 30 ottobre 1974 a Kinsas nello Zaire.

Un film/documentario a dir poco leggendario che ci fa rivivere, tramite interviste con i protagonisti e rari spezzoni d’epoca, l’escalation del grande Alì al titolo mondiale, con tutta la carica di risvolti poltici e sociali, che un avvenimento di questa portata avrebbe portato al movimento dei Neri d’America.
Un match destinato a diventare un atto fortemente simbolico del riscatto di un nero partito dal ghetto e assunto a unico incontrastato re del pugilato, contro “l’odiato” Foreman che, già ricco e affermato, rappresentava un po’ la parte più integrata dell’America più conservatrice. Un film che diventa una ricostruzione forsennata e ben ritmata di quei giorni che precedettero l’incontro, facendoci partecipi in tutto e per tutto dell’adrenalina vissuta dai protagonisti, in un’attesa spasmodica della data fatidica dell’incontro che diventa qualcosa di ossessivo e ineluttabile.
Un film quindi, che si dipana su due binari paralleli: da una parte il match vero e proprio, con la sua carica di sportività e di competizione non indifferente e dall’altra l’evento mediatico/socio/politico della cosa con le possibili ripercussioni sul significato di una vittoria o meno di uno dei due protagonisti.

Un film che diventa al tempo stesso un ritratto implacabile della figura carismatica e potente di Cassius Clay, forte, spavaldo, sicuro di sè, pieno di boria e a tratti insopportabile (ricorda nessuno? ) ma, alla fine, altrettanto lucido e determinato nell’avere coscienza del suo ruolo e di quello che avrebbe significato vincere un titolo mondiale di questo calibro. Un Alì genuino da amare od odiare senza compromessi, uno degli ultimi eroi in grado di galvanizzare i media di mezzo mondo su un incontro che verrà ricordato come “tra i più leggendari” nella storia della boxe.

Il regista Spike Lee commentando il film disse: "I ragazzi di oggi non sanno nulla di queste cose, e invece dovrebbero capire che cosa rara sia poter avere degli eroi" (dal sito: http://sonovivoenonhopiupaura.blogspot.com/2005/11/quando-eravamo-re-when-we-were-kings.html). E in questo film di eroi ve ne sono più d’uno: Alì in prima istanza, lo stesso Foreman e, per ultimo, il cuore nero di un Africa in cerca di un riscatto che tarderà a venire.

Un film intenso e commovente fino alle lacrime, che ho visto e che continuo a rivedere almeno una volta all’anno e tutte le volte, con la stessa vibrante sensazione di far parte di qualcosa di più grande. Che ti fa dire "per fortuna, oltre a tante brutture, la Storia dell’ Umanità ci ha donato anche dei personaggi così unici e indimenticabili come questo Alì che hanno dato una forte impronta etica e un senso nobile a un’esistenza vissuta sempre allo stremo delle forze a rincorrere un’ideale di Libertà".

Grandissimo film, uno dei più emozionanti e “sentito” degli ultimi 25 anni.

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