Questa davvero non è una recensione, ma un tentativo snaturato di celebrare con poche parole un grande artista, perché Leonard Cohen è un intagliatore di bellezze che diventano vere e proprie creature al suo tocco.

Lungo gli entusiasmi degli anni sessanta e settanta, se cosí possiamo definirli, prima che con questo disco venisse stimato come musicista Cohen era gia un apprezzato scrittore e poeta, un vero vagabondo della parola per lettori in guerra con la quotidianità decadente, alla ricerca di quel mondo dolce e crudo, un po' salmastro, dove la sacralità ci regala inibizioni e la morte si spoglia di nero e si veste di bianco.
Incanto.
Ciò che io apprezzo smisuratamente di questo ruvido canadese è l'aver dato vita all'irresistibile connubio tra profondità e semplicità, suggellando questo squarcio di perfezione con l'alone misterioso del malessere interiore.

"Song of Leonard Cohen" è il suo primo disco, il primo dei capolavori che sono seguiti, su tutti "Songs of Love and Hate" e "The Future"; la sua voce leggendaria accompagnata da una chitarra canta poesie (semplicità e profondità): "The Stranger Song" è una visione, "Master Song" è una scultura marmorea insensibile al tempo, "Sisters of Mercy" sembra l'eco in un deserto, "Suzanne" è una preghiera, una canzone d'amore, un sogno, un'imprecazione.

La musica al centro della poesia e la poesia al centro della musica, perchè Leonard Cohen è la via di ambrosia e nettare che mette in comunicazione tutti i poeti e i musicsti tra loro, annientando allergiche insofferenze. Grazie a lui vivono insieme tutti i miei eroi: Jeff Buckley bimbo sta a cavalcioni sul sorriso di Lorca, Neruda è il fratello minore di Cave, che intanto si aggira come un Dorian Gray maledetto e virile, Wilde, nella mia mente ormai un adone, è innamorato di Leonard artigiano esteta del sublime.
Tutto si aliena, immagino i romanzi come storie vere, mi assale la convinzione che Dostoevskij sia una poesia, e vedo schiere di poeti, operai e note che si cambiano identità, e le liste di miliardi di domande non desidera piú alcuna risposta perché il tempo si è finalmente frantumato.

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