Le band progressive metal non sono come quelle più classicamente metal, che si sentono quasi in dovere di rimanere fedeli alla propria bandiera e di rispettare un presunto patto con i loro spesso ottusi fan… Le band progressive metal sono costituite da gente più aperta e coraggiosa, che non ha bisogno per forza del consenso per sentirsi glorificata, se vogliono allontanarsi, più o meno clamorosamente, dal metal, lo fanno e basta! E anche i fan del genere sono sicuramente di mentalità più aperta e pronta ad accogliere anche un prodotto meno metal.
L’ultimo lavoro dei Leprous, “Malina”, sembra seguire questa logica. Già annunciare in anticipo che il nuovo lavoro sarebbe stato “più rock che metal” avrebbe, in altri settori, potuto equivalere a farsi male, così come anche il fatto che l’album è stato leakato prima della sua uscita (cosa che era praticamente prassi fino al 2010-2011, prima che le copie fornite in anteprima a recensori e addetti ai lavori venissero protette con un codice per poterne sgamare l’eventuale leak). Ma ripeto, siamo in un ambiente caratterizzato da una certa apertura mentale e la cosa suscita sicuramente curiosità più che sgomento.
Effettivamente questo “Malina” rimuove la componente metal dalla musica dei Leprous e li indirizza verso un prog-rock molto proiettato al futuro che conserva comunque chitarre spigolose, grande potenza vocale ed energica e sperimentazione di soluzioni sempre geniali e ben studiate. In poche parole abbiamo tutte le caratteristiche che hanno reso importante e di spicco la band norvegese ma condensate in sound complessivamente più morbido, seppur sempre un pochino affilato. In molti vedevano già in “The Congregation” se non addirittura in “Coal” un ammorbidimento delle sonorità, ma probabilmente anche nei primi album l’impressione che il metal non fosse certo la prima prerogativa dei Leprous ma solo un tangibile contorno era piuttosto sentita. Possiamo quindi dire che questa de-metallizzazione del sound dei Leprous non è in realtà una grossa sorpresa, probabilmente è solo la conferma di alcune impressioni, è soltanto un passo decisivo che la band voleva fare fin da subito ma forse non trovava il momento giusto per farlo; come se la band sentisse non propria quella componente metal e volesse trovare il coraggio per liberarsene… e ora l’ha trovato.
Tuttavia la scelta di allontanarsi dal metal comportava un altro rischio, che la band ha saputo scampare con la sua incredibile classe: cadere nello standardismo o nella scopiazzatura. Le band che abbiamo visto allontanarsi dal metal hanno seguito strade spesso comuni, addentrandosi nell’elettronica e nell’alternative rock (Ulver, The Gathering, Anathema) o nel revivalismo rock settantiano (Riverside, Pain of Salvation, Opeth); loro invece sono continuati ad essere i Leprous, senza somigliare a nessuno; forse si scorge qualche influenza un po’ indie ma giusto appena individuabile, perché quando ascolti il disco senti come se il bagaglio provenisse da un’unica band, i Leprous; se spesso riesco a fare paragoni esterni nelle mie recensioni qua non riesco proprio a farne e non voglio nemmeno, perché andrebbe ad intaccare l’incredibile personalità di questa band.
E così ci troviamo di fronte a brani di grande impatto come la jazzata “Bonneville”, la potente ed orecchiabile “From the Flame” con il suo ritornello accattivante, così come accattivante è il ritornello di “Leashes”, l’elegante “Illuminate” forte del suo originale mix electro-funk-jazz-rock, il rock elettronico molto ipnotico di “Mirage”, la delicata title-track con il suo particolare fraseggio di batteria a darle quel giusto tocco di carica, fino ad arrivare alla splendida e come sempre geniale conclusione con “The Last Milestone”, definita da qualcuno come una lunga coda orchestrale di sette minuti più che un vero e proprio brano.
I Leprous continuano a non sbagliare, ancora una volta pronti a sbancare le classifiche di fine anno prossimamente stilate da chissà quanti appassionati. Chissà se i ragazzi sono consapevoli della cosa, ma intanto, con umiltà, vanno avanti…
Carico i commenti... con calma