Dopo la collaborazione con i 24 Grana, la singer Libera Velo si dedica al progetto solista "Riffa". Resta vivo il rapporto esecutivo e stilistico della vecchia band (grazie comunque alla produzione artistica del batterista Renato Minale).
Il disco mostra una moltitudine di sfaccettature grazie ad un efficace intreccio di momenti analogici ed elettronici: tappeti psichedelici e batterie campionate aderenti a chitarre elettriche, spesso rockeggianti, utili ad intorpidire l'ambiente sonoro.
La voce regna enfatica ed eclettica spaziando tra influssi di jazz (Sottile piacere) ed etnica-partenopea (Mura antiche), in un mix che rimarca nomi illustri quali Meg ed Erika Badu. Ma la costante dell'album è il suo aspetto prettamente mediterraneo, tra onde di sperimentazione elettronica (We dance in a baton charge) accostata armoniosamente a set acustici e folleggianti (Ballata Felix).
L'atmosfera si riscalda nel progressivo ascolto dell'opera. Come un sentiero che parte dalle periferie di Napoli, passa tra le mura dell'Officina 99 e si dirama nei meandri di un labirinto composto da compartimenti di musica d'autore ed accuratezze atmosferiche. Molto gradevole all'ascolto.
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