Solo un sogno

Caldo . . . fa caldo, un caldo secco, di quelli che asciugano senza pietà il corpo e la mente. Il sole si riflette sui sassi del deserto, l'orizzonte tremante è sfocato. Questo è un tempo adatto per cactus, iguane, locuste e serpenti a sonagli non certo per gli uomini. Di giorno non c'è rimedio, vagare senza meta offrendosi al sole implacabile è una follia. No, non c'è scampo e la notte è lontana. Il suono delle campane di una Chiesa mi rivela la presenza dell'uomo, un'oasi inaspettata dal nome Santa Maria Asunciòn. Mi indicano "La cantina" quale miglior riparo. Nessuna insegna, l'entrata è stretta, una porta scassata cigolante e un battente arrugginito non sono la miglior presentazione. Varco l'ingresso circospetto, mi fermo, avverto sulla nuca i raggi del sole come dei pugnali sottili, non ho scelta, proseguo. Nel piccolo corridoio d'ingresso sento l'eco della gente cantare, battiti di mani e un'allegria estranea, straniera, bellissima che si confonde con il tintinnio dei bicchieri. Apro una tenda: la sala non è grande ma avvolgersi di penombra e umidità è un piacere immenso. Mi faccio strada tra la gente. Scelgo il mio tavolo non distante dal bancone alle cui spalle campeggia un enorme specchio consumato dal tempo. Il "menu" certo non fra i più ricchi e sofisticati che abbia visto, l'alternativa è tra birra gelata e tequila con sale e limone, scelgo la seconda e mi guardo in giro.
La compagnia è proprio impagabile: sorrisi sfrontati, chiasso, chiacchericcio confuso, parole rotonde y sensual, come la cameriera. Dicono che si chiami Lila. Gira per i tavoli, sorride a tutti e tutti le sorridono. Sorrido anch'io. Qualcuno all'improvviso le grida: "Canta Lila", qualcun altro inizia a tamburellare sul tavolo un ritmo trascinante, tutti lo seguono e "La Cantina" inizia a vibrare. Un altro ancora comincia a pizzicare le corde di una chitarra spuntata dal nulla. Lila fa uno sguardo malizioso, slega i capelli raccolti da un nastro e inizia a cantare:

Cuentan que en Oaxaca se toma el mezcal con café, dicen que la hierba le cura la mala fé a mi gusta el mole que soledad me va a moler . . .

Il tempo si congela ed una frenetica ipnosi immobilizza l'uditorio per un attimo, sufficiente perchè si aggiungano pian piano gli altri strumenti e in men che non si dica la cantina è affollata da un'orchestra di percussioni, basso, chitarre, violini, cori, fiati, tastiere e perfino strani effetti elettronici che innovano i suoni popolari quel tanto che basta per renderli un po' più attuali. Per meravigliarci la voce di Lila si inerpica in alto nel cielo e poi precipita all'improvviso al suolo, disegnando un viaggio che mescola passato e presente messicano tra balli, sciamani, leggende, misteri, magie, affinché la musica possa rinfrescare la mente lasciando al corpo un solo calore solitario, l'unico che serve, quello della sensualità femminile. Così è possibile ubriacarsi di vita dimenticandola.
La tequila nel bicchiere al suono della voce di Lila si trasforma in "Agua de Rosas" che allontana la tristezza e non brucia più la gola arrivando in un lampo dallo stomaco al cervello per aiutarlo a catturare ogni nota infuocata di una chitarra elettrica che scalpita sul fondale degli altri strumenti fusi insieme.

Poi, per un secondo mi sembra di vedere gli occhi di lei brillare come due stelle, mentre struggente intona una melodia che parla di "penas en el alma" che nessun licor riesce ad uccidere e mi vien da pensare che tutto il mondo è uguale difronte all'amore. Con "La Tequilera" invece si balla sui tavoli e ci si accorge che manca solo il suono di una fisarmonica ma eccola arrivare a rafforzare il senso di festa che ormai ha pervaso ogni cuore.

La frenesia però è solo una breve illusione perché il ritmo cambia diventando l'alveo su cui distendersi ad assaporare in musica una dolce e morbida carezza prima di addormentarsi, mentre dalle finestre socchiuse arriva la luce del tramonto e l'odore della prima notte. Nei cuori sobbalza il desiderio di vederla, così usciamo tutti per l'ultima canzone con i nostri bicchieri in mano, sudati, esaltati, ubriachi, stanchi, ma felici a guardar le stelle.

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