Liquido. A leggerlo sembra la marca di un nuovo tipo di dentifricio; a sentirlo, con quel curioso accento sulla seconda "i", sembra uno scherzo della natura; ad ascoltarlo, il nome di una band tedesca di ispirazione punk-pop.
A dire il vero li avevamo già ascoltati abbondantemente i Liquido ben sette anni fa, quando con un tormentone di facile e ruffiano coinvolgimento come "Narcotic" avevano invaso il resto d'Europa in un breve lasso di tempo: il brano, dell'omonimo cd-single, avrebbe anticipato di lì a poco l'intero lavoro, "Liquido", dal curioso nome della band.
A distanza di tre anni dal loro ultimo lavoro, "Alarm! Alarm!", 2002, i Liquido tornano sulla scena. Lo fanno con "Float", lavoro in 14 tracce complessive con pezzo forte individuato nel single "Ordinary Life", già di una certa risonanza in buona parte dell'Europa. Sono di nuovo sulla breccia Schrödl e compagni, di nuovo felicemente noti al pubblico mondiale dopo due prodotti, "At The Rocks" e il citato "Alarm! Alarm!" che seppur discretamente graditi in Germania e fuori, non hanno raggiunto le vette dell' ottimo "Liquido" del '99.
Così, "Float" è, per una questione di ossequio, un album figlio di quest'ultimo, un parente stretto che per poco più di una quisquilia potremmo definire un "clone", ma che per deferenza e momentanea accortezza definiremo mera "perpetuazione di stile", per non saper nè leggere nè scrivere.
L'inizio dell' album è controverso. "Flip To Play" è un pezzo riconoscibile, forse troppo, con sonorità sospese tra il punk dei Lit e le divagazioni pop dei Travis, per questo accattivante ma allo stesso tempo già assimilato: coinvolgente, è pur certo. Dopo la ligia "Lay Your Head Down" ecco dirompere i Liquido nel solito inconfondibile macchiettismo: "Love Me Love Me" ha quasi le stesse cadenze di "Video Killed the Radio Star" dei Buggles, mentre "Mr. Officer" è il più irriducibile dei thrash di genere. Dopo la pur convincente "Bulletin", sulle stesse sonorità di pezzi di "Liquido" come "Clown" e "Wake Me Up", ecco affiorare in tutta la sua immediatezza il più epidittico dei brani dell'album, quell'"Ordinary Life" che ha preceduto con il singolo l'uscita del disco, l'apripista che ha riportato alla fama internazionale la band tedesca. A questo punto è inutile mentire a se stessi: clone o figlio spurio che sia, con "Ordinary Life" "Float" si candida a sottogenere di "Liquido"; stessa orecchiabilità, stesso sound, stesso timbro della voce di Schrodl rispetto all'hit "Narcotic": forse di presa minore, è pur vero, ma durante l'ascolto non si può fare a meno di accostare i due hit in un dovuto confronto. Dopo un' altra divagazione techno-thrash come "Fake Boys Fake Girls" ecco riaffiorare sensazioni punk-rock ancora in "No Sensitivity Healing", mentre è con la nona traccia, "The Final Strike", che si torna a sonorità più squisitamente electro-pop, non tanto distanti da "Narcotic" e "Swing It" dell'album del '99. Di richiamo ancora "High Roller" e "Jump Off" nelle intenzioni e nel sound non tanto distanti da certe prove dei Lit e dei Blink182, mentre "Valentine" termina con buona strumentazione pezzo e album.
Clone o perpetuazione di stile? Diverse letture per un lavoro comunque gradevole.
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