Altro giro, altra corsa. Che ci si inventa stavolta? Avevamo lasciato gli eterni "ragazzacci" toscani due anni fa, in occasione del bel tour dedicato alla Trilogia del Potere, ovvero agli anni Ottanta della loro discografia, con tanto di, finalmente concretizzata, reunion del gruppo originale, con Gianni "Bassomangiatutto" Maroccolo e Don Antonio Aiazzi nuovamente della partita. Purtroppo c'era voluto poco per rendersi conto che la cosa non avrebbe avuto seguito e che i quattro avevano troppo da fare per conto loro per tornare a dedicarsi allo storico gruppo a tempo pieno. Per la serie: godetevela finché potete, qui non vi assicuriamo niente. E infatti così è stato, e tutto ciò che è rimasto, discograficamente, di quell'esperienza si riduce ad un bel doppio album dal vivo. Peccato.

Sfumata la storica occasione ci si chiedeva cosa si sarebbero inventati dalle parti del Ponte Vecchio, anche perché, sinceramente, l'impressione generale che i Litfiba stanno dando di sé negli ultimi anni è quella di un gruppo con poche idee sul da farsi, senza grossa inventiva e, francamente, gestito abbastanza male e qui si potrebbe aprire tutto un discorso su come stia venendo trattato il materiale d'archivio e dell'utilità di certe di ristampe.

Svelato l'arcano, comunque: se il tour precedente era stato dedicato ai lavori degli anni Ottanta, quello attuale sarebbe stato incentrato sul repertorio del decennio successivo. Bah. Ha senso, francamente, imbastire un'intera tournée su brani che, negli ultimi venticinque anni, sono stati suonati dal vivo un'infinità di volte e che, di fatto, hanno costituito quasi sempre l'ossatura delle scalette dei concerti? Sinceramente, va detto, c'era molta più inventiva quando dietro il microfono c'era il buon Gianluigi Cavallo, parliamo quindi dei primi anni Duemila: pubblico ai tempi ridotto all'osso, sia chiaro, ma più voglia di mettersi in gioco, anche dal vivo, con vere e proprie chicche che tornavano ed essere riproposte dopo anni.

La "scusa" per questo nuovo giro di concerti, ormai davvero una manciata rispetto ai tempi che furono, anche questo va sottolineato, è il cofanetto "Tetralogia degli Elementi", che ha riproposto, qualche mese fa, i quattro album che hanno segnato gli anni Novanta del gruppo, accompagnati per l'occasione dal tanto agognato video del Terremoto Tour, definito, purtroppo, dai più realizzato in maniera abbastanza dozzinale.

Se, visto il contesto, le aspettative non potevano certo essere delle migliori, dall'altra parte c'era anche una certa curiosità nel vedere cosa Ghigo e soci sarebbero stati capaci di mettere in piedi, visto che tra i loro brani di quegli anni c'erano comunque diversi pezzi di spessore, che mostravano come l'ensemble fiorentino avesse saputo evolversi non rinunciando ad una forte personalità e ad un suono riconoscibile, merito anche di artisti ai tempi ancora in stato di grazia. Ed è francamente con un certo stupore che ho accolto la notizia che, dopo decenni, tornavano ad essere suonati su di un palco brani come "Africa", "Dinosauro" o "Linea d'Ombra", mai davvero valorizzati e, anzi, colpevolmente esclusi dalle varie tournée dei tempi d'oro per dare eternamente spazio al singolaccio di turno.

Per questa volta i Nostri si ripresentano forti di una formazione rimaneggiata, tra conferme e nuove arrivi: l'ottimo Luca Martelli, uno dei batteristi più versatili che i fiorentini abbiano mai avuto, siede ancora dietro le pelli e Federico Sagona è nuovamente dietro le tastiere, mentre il basso viene stavolta imbracciato da Franco Li Causi, per vent'anni motore ritmico dei Negrita.

L'impressione, una volta tanto, è quella di un gruppo vero e proprio, con i tre in questione liberi di esprimersi sul palco come meglio credono e non eternamente imbrigliati dai dettami delle due rockstar a cui devono fare da "sfondo sonoro". E' innegabile inoltre come lo stesso Pelù sia in ottima forma, con una voce forse migliore rispetto a quella di vent'anni fa, mentre Ghigo invece sciorina assoli oggi come nel 1993.

Se la scelta dei pezzi è sicuramente notevole e fa piacere anzi notare come un album come "Spirito" venga valorizzato, andando a ripescare anche un gioiellino come "La Musica Fa", è però innegabile che questo ennesimo tour basato su materiale storico sia la dimostrazione di come, dalle parti di Via De Bardi, da tempo ci sia ormai ben poco da aggiungere a quanto detto e ribadito in oltre trent'anni di carriera. A conti fatti dalla reunion di cinque anni fa ad oggi tutte le tournée del gruppo, tranne quella del 2012 a supporto di "Grande Nazione", interrotta tra l'altro senza farsi troppi problemi, sono state di fatto basate solo sui vecchi classici, spesso scelti senza nemmeno troppa fantasia. Se l'album che segnava, dopo anni, il ritorno in studio dei fiorentini dopo qualche mese dalla pubblicazione sembrava ormai essere stato archiviato dai suoi stessi autori, è innegabile che, nell'immaginario collettivo, l'esperienza artistica dei Litfiba rimanga legata a dei dischi ben precisi e sembra che da parte degli stessi protagonisti di quella vicenda musicale, ormai, non ci sia più tutto quest'interesse nel proporre qualcosa di realmente nuovo.

La sensazione, mentre i brani scorrono, è che i Litfiba stiano ormai agli anni Ottanta e Novanta un po' come gruppi come la PFM stanno agli Settanta: ricambio generazionale tra i fan praticamente nullo, con un'età media del pubblico tra i trentacinque e i quarant'anni, allo stand ufficiale addirittura si vendono magliette celebrative dei tour degli anni Novanta, insomma qui siamo in modalità "nostalgia canaglia" che più non si può.

Ed è un peccato perché, almeno dal vivo, il giocattolo funziona ancora: Pelù, nonostante la demagogia che da sempre lo caratterizza, si conferma per l'ennesima volta frontman carismatico, Ghigo un chitarrista solido anche se non è mai stato in possesso di un particolare bagaglio tecnico e i vari musicisti (ri)scelti per l'occasione si dimostrano azzeccati. "Dottor M" e "Sparami" ricordano ai presenti quanto ci fosse di buono in un album come "Mondi Sommersi", purtroppo dai più ricordato solo per il ruffianissimo "Regina di Cuori", mentre la blueseggiante "Animale di Zona" e l'aggressiva "Tammuria", tratte da "Spirito", si rivelano alcuni dei momenti più intensi della serata. Il gran finale, per forza di cosa, è affidato a quei singoli che ai tempi caratterizzarono il suono del gruppo, anche se lasciare per una volta a casa "Spirito", suonato davvero un'infinità di volte, e preferirgli un brano come "Il Volo" o "A Denti Stretti" avrebbe reso il concerto meno prevedibile, ma a conti fatti il pubblico che seguiva in quegli anni i Litfiba non era più quello attento ed esigente degli anni Ottanta e ci si aspetta quindi che quei brani vengano riproposti.

Malgrado tutto, però, rimane a fine concerto un certo senso di malinconia: da un parte ci si rende conto di come dischi che hanno segnato la tua adolescenza, anni ed anni fa, siano ormai considerati roba da amarcord, così come dall'altra è palese che di acqua sotto i ponti nel frattempo ne sia passata e a poco serve ripresentarsi sul palco con lo striscione del tour di Terremoto, quasi a far finta di essere nel 1993 e non nel 2015.

Questo Tetralogia degli Elementi Tour fotografa una formazione storica del rock italiano conscia del fatto che, ormai, ciò che c'era da dire è stato detto e ripetuto, più volte. A meno di un insperato "colpo di coda", tanto per restare in tema, e di un nuovo album che possa far cambiare radicalmente opinione sull'attuale stato delle cose, la sensazione è che quel viaggio, iniziato ormai trentacinque anni fa da una viuzza di Firenze, si stia ormai avvicinando sempre di più al capolinea.


  • Piero Pelù, voce
  • Ghigo Renzulli, chitarre
  • Franco Li Causi, basso
  • Federico Sagona, tastiere
  • Luca Martelli, batteria


  1. Resisti
  2. Dimmi il Nome
  3. Africa
  4. Dinosauro
  5. Sotto il Vulcano
  6. Lo Spettacolo
  7. Animale di Zona
  8. El Diablo
  9. Dottor M
  10. Linea d’Ombra
  11. La Musica Fa
  12. Tammuria
  13. Sparami
  14. Ora d’Aria
  15. Siamo Umani
  16. Fata Morgana
  17. Ragazzo
  18. Spirito
  19. Regina di Cuori
  20. Gioconda
  21. Ritmo2#
  22. Lacio Drom


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