"Raggio debole puoi entrare
dentro di me,
Illuminarmi puoi
e poi, assorbimi...
La notte io,
io ti ho aspettato..."
(Transea)

Il 12" EP 'Transea' esce sul mercato nel 1986. A essere maligni, questa nuova uscita dei fiorentini Litfiba può essere vista come una mera operazione commerciale, un tentativo di battere il ferro finchè caldo dopo lo straordinario successo dell'anno precedente di 'Desaparecido'.
Ma come si può avere questo atteggiamento di fronte a questa perla, incastonata nella lunga e gloriosa discografia dei Litfiba tra i già citato 'Desaparecido', e '17 Re', considerato da più parti il migliore album dei Litfiba ? Semplicemente non si può.

Questo ep fotografa il gruppo in perfetto stato: i 4 brani qui proposti ci presentano i 5 ragazzi (Piero Pelù, Ghigo Renzulli, Antonio Aiazzi, Gianni Maroccolo e Ringo de Palma più l'ospite Velemir Vedma al violino) alle prese con quasi tutte le influenze del loro sound (new wave, atmosfere folkloristiche e orientaleggianti...). 2 brani sono le riproposizioni di vecchi cavalli di battaglia usciti su raccolte, mentre i restanti 2 sono strumentali presi dalla colonna sonora dello spettacolo teatrale "Il compagno dagli occhi senza cigli".
Un giro di tastiere e un basso ipnotico aprono "Transea". Il brano è molto diverso dalla versione di 3 anni prima: le chitarre sono molto più presenti e lo stesso canto di Pelù è diventato più maturo. Purtroppo continuo ad apprezzare maggiormente l'eterea versione originale. Segue "Maria Walewska", uno strumentale per fisarmonica, in cui si sentono gli echi folkloristici dell'Europa dell'Est. Dalle atmosfere mittleuropee si passa a quelle orientali con "Onda Araba": un'introduzione di basso e chitarra fanno da apripista per il travolgente riff portante, coadiuvato dagli stupendi giri di basso e dalle tastiere; il testo (criptico, come da tradizione dei Litfiba anni '80) recita: "Si scompone onda araba, si moltiplica e segna cerchi di fuoco e sabbia, invasione della radio, un minuto e mi trasformera'".

Chiude "Cpt. Queeg" rilassante ed evocativo strumentale in cui un gran lavoro svolgono le tastiere. Un lavoro che riconfermava sempre di più quanto quei Litfiba fossero la miglior band italiana in circolazione in quegli anni.

Carico i commenti... con calma