"Buono come morto".

"Tanto è buono tanto è morto".

Stiamo nel 1996 e nell'Illinois un duo di semi-sconosciuti danno vita ai Local H, progetto nato quasi come passa tempo e che trae ispirazione dai decisamente più famosi Pearl Jam e dai già defunti Nirvana. Credo che in molti dopo questa introduzione riterranno a priori i Local H l'ennesimo nauseante tentativo di trascinare un genere, il grunge, anche nella seconda parte degli anni '90, in poche parole "cavalcare l'onda" quanto più possibile fino all'arrivo alla riva. Si, per l'ennesima volta devo fare quello controcorrente, devo perchè non si può altrimenti, devo perchè il grunge, ("buono come morto", "tanto è buono tanto è morto"), è sopravvisuto seppur con un aspetto diverso da quello a cui il luogo comune è abituato a collocarlo e non mi riferisco alle versioni radio-friendly di moda.


Vicini e a Eddy Vedder (tanto da dedicargli un pezzo) e a Cobain, l'album inizia con una intro malinconica (già di per se atipica) che apre alla sparata "High-Fiving MF", dove MF sta per " mother - fucker " e dove le chitarre partono solo dopo una strofa simpatica e dove probabilmente il leader Scott Lucas parla del tentativo di acquistare una persona per scopi facilmente intuibili dal titolo del pezzo. Si prosegue con la super-hit "Bound For The Floor" , cavallo di battaglia della band che verrà identificata dai media e dai fans (non tantissimi) proprio nel medesimo pezzo. Il ritornello è martellante ma ciò che colpisce è la capacità con cui 4-5 semplici note sbattute li, possano diventare un vero e proprio tormentone pronto per essere piazzato in qualsiasi spot televisivo o in radio. Il finale in crescendo ricorda lontanamente quello di "Rape Me" targato Nirvana e il suo 'buono come morto' Cobain. La hit diventerà purtroppo nuovamente famosa a distanza di anni subito dopo l'attacco terroristico del 11/09, francamente non so spiegarvi le reali ragioni di ciò, forse correrabili ad un testo riflessivo e condito da rabbia quasi auto-distrutiva, un discorso (quello di vivere anche sulle disgrazie) che ha toccato ad esempio anche i System Of A Down.
Andando avanti, da notare la grinta delle varie "Lovey Dovey" e "I Saw What You Did And I Know Who You Are", entrambe molto vicine al suono "Nevermind".

A metà lavoro c'è il giusto spazio per una buona acustica, "No Problem" infatti spezza la tensione prima di entrare nella dedica al già citato Eddy Vedder, una vera icona per la band, che come per gli stessi Pearl Jam, ha sempre preferito rimanere un pò in disparte dal freddo giro di denaro, tanto, troppo vicino al mondo della musica. Proseguendo senza però essere prolisso, sono degne di nota la malinconica "Freeze-Dried (F) Lies" e la leggera "O.K.", buona chiusura di un ottimo album. La copertina raffigura due bambini, una sorridente e l'altro "accecato dal denaro" che a parere personale possono rappresentare la torbida correlazione tra felicità e denaro, combinazione in un America "buona come morta".

A proposito, senza farsi tante "fisse mentali", il titolo dell'album è tratto dal pezzo "Eddie Vedder", ("You go ahead, as good as dead, coming to a head, you're as good as dead").

Ad ognuno le sue conclusioni.

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