Nel gergo musicale “one hit wonder” tende ad indicare l’artista capace di raggiungere facilmente il successo con una sola canzone o album per poi sparire dalle scene alla stessa velocità con cui era stato capace di calpestarle.
Questo può avvenire a mio avviso per tre motivi: l’artista ha un gran colpo di fortuna, compone la canzone della vita ma in realtà il talento che lo dovrebbe mantenere a galla scarseggia, l’artista ha talento ma le spalle non abbastanza grosse per sopportare il peso del successo e tutto finisce in droga, sesso e ben poco buon rock’n’roll, oppure, e qui arriviamo ai Longpigs, la sfortuna ti abbatte.
La band del cantante-autore Crispian Hunt realizzò “The Sun Is Often Out” nel 1996, imponendosi come una delle piacevoli realtà dell’ondata brit-pop. In seguito beghe contrattuali (questo stesso album rimase mesi al palo causa fallimento della loro prima etichetta), dissidi interni in seguito a tour massacranti (il batterista mollò tutti quasi subito) ma soprattutto un incidente stradale con conseguente coma per Hunt, portarono i Longpigs all’esaurimento creativo, alla realizzazione del deludente “Mobile Home” e alla conseguente scomparsa dalle scene.

Analizzando attentamente quel debutto, soprattutto adesso che il brit-pop è un flebile ricordo, aumenta il rimpianto per un gruppo che lasciava intendere ottime qualità e da cui ci si sarebbe aspettati una notevole maturità artistica nei lavori seguenti.
“The Sun Is Often Out” è un album di puro guitar-rock, dove il sound della band, sostenuto dall’immancabile influenza degli Smiths, finisce per collocarsi a metà strada tra il rock istintivo dei primi Radiohead e l’attitudine melodica dei migliori Suede.
La particolare impostazioni vocale e le liriche di Hunt, lo stile musicale del chitarrista Richard Hawley (con i Pulp prima di intraprendere una fortunata carriera solista), vagamente simile a quello di Johnny Greenwood, forniscono ulteriori elementi per apprezzare le dodici tracce ben oltre la sola fantastica ballata “On & On”, singolo all’epoca vittima nelle radio inglesi di una serrata “heavy-rotation”.

Se nonostante tutto il brit-pop un po’ vi manca e se in fondo finite per provare un po’ ti simpatia per coloro i quali nulla hanno potuto contro la sfortuna, il recarvi dal vostro fornito negozietto di fiducia alla ricerca di quest’album potrebbe rivelarsi l’ennesima piacevole scoperta musicale.

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