Entro, a mio rischio e pericolo, in un ambito con il quale non ho particolare dimestichezza, e forse neanche particolare affinità. Rispetto? Certamente. Interesse? Anche. Qualcosa di più? Ci ho provato, ma la proverbiale scintilla non è mai veramente scoccata. Nelle mie sortite alla scoperta di questa fascinosa artista, ho comunque trovato due composizioni che mi hanno particolarmente colpito; curiosamente, nessuna delle due si rifà alle radici celtiche da cui è partita Loreena McKennitt. Una è “Tango To Evora”, l’altra, appunto, “Night Ride Across The Caucasus”, canzone che, in fatto di eleganza e fascino visionario, rappresenta un’assoluta pietra miliare.
Viaggio notturno attraverso il Caucaso … il Caucaso … per come lo interpreto io, questo riferimento geografico ha una valenza soprattutto allegorica e spirituale: Crocevia di popoli e di culture, storia tormentata, bellezza naturale mozzafiato ma lontana, quasi inaccessibile. In epoca greco-romana era considerato uno degli estremi confini del mondo civilizzato, e il monte Ararat rievoca immediatamente una mitologia antichissima e dalle origini enigmatiche. Lo scenario ideale per un viaggio che è prima di tutto spirituale, interpretato da Loreena McKennitt come una contemplazione, come la celebrazione di una Natura ritratta come serena, gentile, di una bellezza che rinfranca gli animi, ma anche regale, maestosa, una forza dominante.
“There are visions, there are memories
There are echoes of thundering hooves
There are fires, there is laughter
There's the sound of a thousand doves”
La situazione di partenza è quella di una carovana, un gruppo di viandanti in viaggio tra le montagne al calare della notte; gli accompagnano torce e risate, è una visione aulica, di pace e armonia.
“In the velvet of the darkness
By the silhouette of silent trees
They are watching, they are waiting
They are witnessing life's mysteries”
Il tempo avanza, la notte si fa più scura, e all’atmosfera conviviale subentra il silenzio, un silenzio contemplativo; che sembra sancire la potenza di una Natura che induce i viandanti ad un rispettoso timore, e, forse, a riflessioni profonde.
“Cascading stars on the slumbering hills
They are dancing as far as the sea
Riding o'er the land, you can feel its gentle hand
Leading on to its destiny”
E infine potenza della Natura, della “Dea Madre”, comunque la si voglia chiamare, si rivela in una della sue manifestazioni più potenti: esistono ben poche visioni sublimi come un cielo stellato in un’area remota. Ed è la Natura, in questa composizione, a guidare i suoi abitanti, come un pastore, figura immediatamente riconducibile all’immaginario di quelle terre.
“Take me with you on this journey
Where the boundaries of time are now tossed
In cathedrals of the forest
In the words of the tongues now lost
Find the answers, ask the questions
Find the roots of an ancient tree
Take me dancing, take me singing
I'll ride on till the moon meets the sea”
Semplicemente, l’Abbandono, la Natura viene accettata come guida, con gioia, e, attraverso le montagne, porterà questi suoi figli alle dolci rive del Caspio, alla fine del viaggio al meritato riposo. Un semplice viaggio? La vita stessa? Tutto questo, e forse anche altro.
Quindici versi, cinque strofe, una meravigliosa poesia che l’artista riveste con un ritmo lento e cadenzato, un’intercalare salmodiante, una melodia arcana che si sposa perfettamente al timbro intenso della sua voce. Composizione che ha la tensione spirituale l’imponenza e l’aura di sacralità di un antico rituale; un equilibrio perfetto tra maestosità e flessuosità. Questa è “Night Ride Across The Caucasus”.
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23 ott 16De...Marga...
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23 ott 16