Loreena viaggia, cerca, scopre, osserva, medita; la sua musica è il portavoce dei suoi muti pensieri e delle sue riflessioni; il suo canto leggiadro e cristallino è lo specchio della meraviglia provata, il racconto di un viaggio tra silenziosi ma impetuosi scrosci di arcane emozioni; "The Mask and the Mirror" è uno scrigno di immagini e colori, profumi e stagioni, poesie e malinconica dolcezza.

Loreena viaggia e soprattutto fa viaggiare: questa è la prima impressione che si prova con il sopraggiungere di "The Mystic's Dream", uno dei brani d'apertura più evocativi che abbia mai avuto modo di ascoltare. Cori imponenti ma mai invadenti, un'occasionale cornamusa (più precisamente uillean pipe), scoppiettanti e decisi strumenti etnici a percussione che scandiscono un ritmo calmo e contenuto accompagneranno il canto velato e crepuscolare di Loreena, all'ombra dell'imponente Alhambra bagnata dagli ultimi raggi scarlatti del sole.

Con la fresca ed ariosa "The Bonny Swans", splendido gioiello scritto e composto ispirandosi ad una leggenda celtica, la Musa intonerà un'agile ed accattivante melodia, sorretta da incalzanti ed allegri scambi di chitarra elettrica e violino. L'atmosfera si farà ancor più aggraziata e deliziosa con "The Dark Night of the Soul", e qui la splendida e limpida voce di Loreena sarà una timida lanterna nel carezzevole buio di una sera primaverile, mentre un semplice ma disarmante sussurro di violoncello lascerà a bocca aperta chiunque ascolti le sue note zuccherate che si libreranno in un ritornello dove "la" Loreena dà veramente il meglio di sè.

Ma ciò che riesce ad incanalare meglio un'esperienza provata sulla sua stessa pelle è la tribale "Marrakesh Night Market", danzereccia e spigliata, il canto di una notte di magie e di incensi, ed ascoltandola non può non sovvenirvi un affollato mercato del Marrakesh animato dal brusio della frenesia mercantile; il tutto è avvolto dal tono appassionato, quasi drammatico, della nostra Musa. Sempre rimanendo in tema, la stessa "Full Circle" spira una tiepida ed onirica melodia orientale così leggera e soffusa, da dipingere un'alba arabesca celebrata dalla voce quasi ultraterrena della canadese che ci culla per sei minuti che scivolano via come un soffio.

Una gemma dopo l'altra, dalla briosa e folkeggiante "Santiago", che tra l'altro non manca mai in sede live, al pianoforte languido ed autunnale di "Cé Hé Mise Le Ulaingt? / The Two Trees", fino alla densa veemenza lirica di "Prospero's Speech" (immancabili i riferimenti al Bardo Shakespeare e ad altri poeti come Yeats).

Un album come "The Mask and the Mirror" è d'altri tempi, così come penso che sia Loreena stessa: una musicista impeccabile e raffinata, un'instancabile viaggiatrice pensosa, una donna di mondo.

Probabilmente starà viaggiando anche ora che state leggendo, e chissà in quali terre pregne di cultura e mistero...

 

P.S. Ne approfitto per salutarvi perchè fra pochi giorni me ne andrò pure io; un saluto a DeBaser e buone vacanze, ci si vede a fine agosto.

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