Vivo in un mini loft con soppalco. Cinquanta metri quadri distribuiti in sei metri d'altezza. Un tempo questo spazio costituiva la grande cucina di una casa signorile, con affreschi alle pareti, prima ancora era la bottega di un maniscalco e prima ancora il ricovero dei cavalli del vecchio castello. Più di seicento anni di storia protetti da quattro pareti spesse ottanta centimetri  vibranti dell'infrangibile ossatura dei sassi del fiume che da secoli vi scorre accanto. Questa casa è solida, solidissima, eterna ed il suo "dentro" è al sicuro. Ma le antiche griglie alle finestre, in ferro battuto, che  proteggono dall'esterno,  rappresentano le cicatrici di un costante corpo a corpo con le tribolazioni quotidiane che il tempo ha inferto senza sosta a chiunque qui vi visse.

In questo mio cuore antico, corazzato all'esterno e perciò fragilissimo nel suo nucleo, vi faccio entrare pochissime persone. Lori è una di queste. La sua voce e le sue parole sono l'ultima lacrima prima di addormentarmi, il sospiro che ingoia la speranza di una sicurezza via via sempre più fuggevole. Lori Carson funanmbola sulle mie paure e le riconferma fondamenta anch'esse del mio equilibrio.

Senza, anche questi bastioni non sarebbero sufficienti.

"tu sei il petalo nella rosa, ma fa' attenzione a quelle spine". (Petal) 

 

P.S.: Ho scritto altre due recensioni su Lori Carson. Per i dettagli tecnici potete andare lì

Carico i commenti... con calma