La storia di Lorna m'ha sempre fatto scapocciare, da quando la conosco.

È il 2003, lei una panamese appena ventenne, sfonda al primo tentativo nel magico mondo del music business col mefitico singolone Papi Chulo, conquista le classifiche di mezzo mondo (complice l'onda lunga del boom latinoamericano di fine '90) e di fatto lascia agli annali uno dei primissimi tormentoni globali reggaeton, un anno buono prima che la micidiale Gasolina arrivi a cambiare per sempre la storia della musica pop. Di più: Papi Chulo, nei paesi dove ha successo, diventa un fenomeno mediatico, tipo una proto-Despacito, si impone nei programmi tv e di conseguenza nell'immaginario collettivo, dove resta tuttora, volenti o nolenti. Poi, la tragedia inaspettata: si sparge incontrollata la voce che Lorna è morta d'overdose. Non è vero, ma è troppo tardi per lei.

La notizia è talmente verosimile che nessuno, nessuno si prende la briga di controllare se sia vera o no. Voglio dire: una giovanissima latina scappata-di-casa fa un baule di soldi con una canzone cretina, può finalmente drogarsi quanto e come ha sempre sognato, tempo due mesi e tira i garretti. Triste, ma niente di assurdo, a voler essere cinici. Aggiungi che ai tempi "fake news" era un concetto da X-Files, internet non era ancora entrato così a fondo nella vita di tutti e aggiungi ancora, colpo di grazia, che in fondo chissenefrega, stiamo parlando di una sbarbina comunque destinata a tornare all'oblio e al barrio una volta finiti i quindici minuti di fama, mica di Paul McCartney.

La realtà è più complessa: Lorna soffre di stress da palcoscenico. Il crimine peggiore, per un'aspirante popstar. La casa discografica, non volendo rinunciare a cavalcare il successo di Papi Chulo, la mette in panchina e manda una corista anonima a tenere i concerti e rilasciare le interviste; la verità viene a galla dopo il festival Zorozaurre, quando viene rilasciato un comunicato stampa in cui viene ammesso che no, quella non è la vera Lorna, la vera Lorna è in pausa per "problemi di salute". Qui succede l'impensabile: qualcuno riesuma una notizia vecchia di due anni sulla morte per overdose di una certa "Lorna", in realtà un'omonima studentessa, qualcun altro appiccica con lo sputo le due cose, et voilà: Lorna è morta di overdose, e niente e nessuno potrà impedire alla leggenda metropolitana di diffondersi e venire accettata come vera da pressochè chiunque, persino oggi dopo 17 anni. In fondo, la stessa cantante sembra volerne sapere poco del successo e del prezzo che comporta. Riassumendo, stiamo parlando di un allucinante incrocio fra Nick Drake e Tonio Cartonio in salsa reggaeton.

La sua carriera finì praticamente all'istante, come un miliardo di altre meteore da che esiste la musica pop, dopodichè il solito copione: il silenzio per cinque anni, un paio di album completamente inosservati, Ballando con le stelle, poi nulla per dieci anni, fino a venire riscoperta dalle serate trash anni 2000 prima e da TikTok poi. A me personalmente questa storia di sfiga e bugie ha sempre affascinato, per motivi che non saprei neanche spiegare bene, e spero che prima o poi uno bravo ne ricavi un bel biopic.

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