«Cazzarola, senti che tiro che c'hanno questi - deve aver pensato Steve, sorseggiando una birretta - Roba che se c'acchiappano ce fanno la testa come ‘n dindarolo ... mejo avecceli amici. Deciso, li presento ai capoccia».

Deve essere andata proprio così.

E non crediate che sia un crauto, perché anche se di cognome fa Berlin, Steve ha radici testaccine, e lo conferma pure quanto segue, per cui seguito.

Ai capoccia della Slash, i ragazzi piacciono, ma quegli strumenti che si portano dietro non si possono guardare. E glielo dicono chiaro e tondo: «Un consiglio da amici: compratevi elettrica, basso e batteria, ché, se per i corridoi incrociate John e Billy, il bajo sexto e l'accordeon ve l'infilano su per il c**o. Avvisati e mezzi salvati!».

Ma i ragazzi sono gente tosta, e si tengono stretti il bajo sexto e pure l'accordeon; però, il consiglio lo seguono, e si comprano pure la classica strumentazione della rock band.

Ora si tratta di trovare un nome per il gruppo.

Steve li ha scoperti e, quindi, si sente in diritto di proporne uno: in omaggio alle sue origini, se ne esce con «Romolo E Remo & I Figli Della Lupa». Scartato.

«Lupa Capitolina»? Va già un po' meglio, e comunque ‘sta storia dei lupi acchiappa.

Per cui, «Stacce a senti', Steve, noi semo de El Este De Los Angeles, quindi i lupi ce li tenemo pure, ma famo alla spagnola». Detto fatto, Los Lobos!

Steve all'inizio ci rimane un po' male e mette su il broncio, ma poi gli passa e si unisce ai branco; ma gli rimarrà per sempre quel velo di tristezza negli occhi, per cui va famoso, perché «Romolo E Remo & I Figli Della Lupa» sarebbe stata tutt'altra roba.

Sì, è andata proprio così.

E chi se ne frega se qualcuno non ci crede, tanto ormai ci sta lì «How Will The Wolf Survive?» ad urlare che è esistito un manipolo da East L.A. che, per un motivo o per l'altro, scelse di battezzarsi Los Lobos.

Tutto ciò ad uso e consumo dei novellini, perché quelli che hanno lasciato il cuore negli Ottanta già lo sapevano che la storia è andata per davvero come l'ho raccontata io.

E sanno pure che «How Will The Wolf Survive?», lungi dall'essere uno dei dischi fondamentali della decade, è sicuramente uno dei più divertenti.

Ma, come ho imparato sfogliando la «Settimana Enigministica» sotto l'ombrellone, forse non tutti sanno che ... i Lobos apparecchiano la tavola con un dischetto ancora più divertente, «... And A Time To Dance»: come «How Will The Wolf Survive?», senza però i capolavori «Don't Worry Baby», «I Got Loaded» ed «Evangeline».

Ma se ci vogliamo "solo" divertire, bisogna per forza partire da qua.

Perché non c'è «Evangeline» ma ci sta «Anselma» a far ululare d'amore i lupacchiotti.

Perché non è ancora tempo di corride e serenate ma «Ay Te Dejo En San Antonio» attesta senza possibilità di smentita che i nostri hanno fatto bene a tenersi i loro strumenti tradizionali.

Perché all'epoca chi ci vede lungo giura che «La Bamba» di certo non li renderà famosi, ci hanno già provato con «Come On Let's Go» e nessuno se li è filati; per cui se volete buttare i vostri soldi nel cesso, poi non dite che non vi avevo avvertiti.

Ma soprattutto, perché qui dentro ci sta una miscela altamente infiammabile di folklore e rock-a-billy come mai si era sentita prima e che funziona a meraviglia, se solo ci si prende la briga di prestare orecchio a «Let's Say Goodnight», «Walking Song», «How Much Can I Do» e «Why Do You Do».

A dimostrazione che aveva ragione Steve: ai bei tempi andati, questi erano gli unici in grado di fare la testa come ‘n dindarolo ai Blasters o, se preferite, di suonarli come ‘na zampogna.

E vengono i brividi a pensare cosa sarebbe potuto accadere se, in quella fatidica notte (perché era notte, io c'ero), Steve fosse stato seduto al tavolo di una balera della ridente riviera romagnola invece che in un fetente bar losangelino.

Perché lì magari lo chiamano tex-mex, ma in Italia questo si chiama lissio, siore e siori.

 

... To be continued, o come scriverebbe il testaccino Steve, se vedemo prma de subito pe' parla' de «How Will The Wolf Survive».

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