Il secondo album di Luca Carboni si presenta in realtà come il primo in cui testi e musiche vengono composti nella contemporaneità. Infatti "...intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film" presentava anche testi scritti alla fine degli anni '70, quando Luca non era ancora ventenne. "Forever", così come il primo album, prende il nome dall'ultimo verso dell'ultima canzone. Nel 1984 la canzone era "Giovani disponibili", in questo caso la canzone è "La mamma". A Luca, incoraggiato dal successo del primo Lp, al punto di essere confuso e identificato come "nuovo Vasco Rossi", venne proposto di scrivere subito un altro album entro un anno, lui accettò e ci riuscì, cesellando 8 pezzi di buona e a volte buonissima fattura, come la canzone d'apertura, "Sarà un uomo", il capolavoro del disco e tra i capolavori dell'intera, non pingue in realtà (11 album in 31 anni ad oggi), produzione carboniana. Gli echi del suo Pigmalione Lucio Dalla si sentono maledettamente, anzi "benedettamente" verrebbe voglia di dire, infatti il pezzo fa pensare al gioiello di Dalla "Futura": "Sarà un uomo, e la dance che oggi ci fa ballare sarà un rumore lontano...", una canzone anche questa che parla di futuro, dove si "saluteranno i bambini nati senza televisione", proprio come Luca, che è cresciuto fino all'età di 10 anni senza il mezzo di comunicazione, al punto di iscrivere il figlio Samuele ad una scuola steineriana, con un'educazione quindi refrattaria ai mass media. Dopo l'ottimo biglietto da visita, che ha bisogno di essere ascoltata più che descritta, viene "Sexy", dove Luca gorgheggia sul ritornello e si nota subito la novità rispetto al disco dell'anno prima: l'elettronica, che ha sostituito gli arrangiamenti più strumentali di "Ci stiamo sbagliando" e le sue "compagne di disco". Elettronica che tuttavia si mescola con belle intuizioni melodiche. Il lato A si chiude con due gradevoli episodi, sebbene non al livello della prima canzone, che sono "Ci sei perché" e "Sugo". In quest'ultima canzone il farsetto di Luca stupisce, e somiglia a tratti alla voce di Mango, ma è una interpretazone soggettiva. Il lato B si apre con un'altra canzone che verrà riproposta in concerto anche negli anni futuri, ossia "Le nostre parole", riflessiva e intimista, vale la pena di essere ascoltata più che descritta. Arriva poi "Simmu gente ca nun sa", in cui Luca usa, episodio unico nella sua carriera, il dialetto, come registro di comunicazione più immediato. La terza canzone della seconda facciata è la seconda meraviglia del disco dopo "Sarà un uomo", la canzone che ha avvicinato Luca Carboni alla new-wave: "Solarium", "perdo la testa per gli occhiali da sole...". Luca musicalmente e nei testi cavalca i tempi, ovvero quelli delle lampade abbronzanti anche d'inverno. Chiude il tutto "La mamma", una dolce ballata di cinque minuti e mezzo con testo mai banale, come del resto per gli altri sette pezzi, che si chiude con il ripetere di "Forever", a significare appunto l'eternità della figura materna. Nel 2011 a chiudere "Senza titolo" ci sarà "Madre". Corsi e ricorsi. A "Forever" vanno quasi quattro stelle, quello del 1985 è un Luca Carboni in grande spolvero, che saprà fare ancora meglio (solo) con l'album omonimo del 1987, quello di "Silvia lo sai" (la canzone più bella dell'autore felsineo?), ma anche di un altro commovente gioiello come "Gli autobus di notte" e della accattivante "Vieni a vivere con me".

Carico i commenti... con calma