Allora eravamo innamorati tutti di Vasco. Aveva appena prodotto il meglio che il suo genio sapesse produrre, e “Bollicine” e “Vita Spericolata” giravano ancora potentemente in radio e juke box. E quasi tutti, quando venne fuori questa nuova voce roca, apparentemente così simile, ci perdemmo in confronti assolutamente inopportuni ed incongrui, vista la questione col senno di poi.

Entrambi emiliani, entrambi con l’aria un po’ fatta, entrambi con un certo fatalismo scazzato di fondo, che piaceva così tanto e che così tanto sembrava controcorrente e “figo”. E soprattutto entrambi a far dischi grazie a una comune e grandissima conoscenza: Gaetano Curreri degli Stadio. Quindi il confronto pareva essere naturale. Poi, per fortuna, anche allora i dischi li si sentiva con attenzione, con calma, cercando di capire tutto: arrangiamenti, testi, interpretazioni, atmosfere e progetti di fondo e di superficie. E questo Luca Carboni, superata l’iniziale diffidenza, ci piaque, e non poco.

Lo dico subito, però: ci fu un’illusione grandissima. Luca, infatti, già dalla seconda prova cambiò, e divenne un onesto (a volte onestissimo, a volte appena salvabile) canzonettaro, tradendo in parte le speranze cantautorali dei puristi rompicoglioni come me. Amen: non siamo misura del mondo, né vogliamo esserlo. Ma il ragazzo ci pareva avesse grandi doti, e potesse ambire a ben altro destino. Ma prima di farla fuori dal secchio, o appena appena sul confine, la fece centratissima, dimostrando che forse alcuni artisti, di libri, quadri, dischi o film, nell’animo ne hanno uno solo, e forse a quello avrebbero dovuto fermarsi. Si sa, però, che di Salinger ce n’è uno… : gli altri cadono tutti vittime del divismo o dei contratti, o di tutt’ e due.

Qui, però, in questo disco dall’incredibile (e allora veritiero) titolo, gira tutto alla perfezione. La copertina ferma un bel ragazzo e occhieggia senza dubbio al pubblico femminile, e forse questo è l’unico limite d’un prodotto perfetto. Molto migliore la copertina interna, che vede una foto “di strada” e fuori fuoco, con lampioni, palazzi, un’auto che passa, l’aria straumida e lui in piedi, con l’aria spaesata. Mettendo su il disco, quelli come me sentivano subito un’aria familiare. Leggendo le note di copertina si chiariva tutto: la pressing srl, la produzione di Curreri e Costa, la band, che andava dagli stessi Curreri e Costa, a Ron e Mariani. Insomma: il giro di Dalla e degli Stadio. Una sorta di Minneapolis sound alla bolognese. E un tale, Domenico Sputo, con un sassofono contralto inconfondibile. Ci vorranno molti anni perché Lucio Dalla smascherasse il suo alter ego: bisognerà aspettare quel “Luna Matana”, bellobrutto come tutti i Dalla recenti, dove dedicherà un buon pezzo al se stesso antico. Dunque, il sound è quello, così simile a “La Faccia Delle Donne” o a “Dalla”, prodotti di quegli anni che contavano molto sui ritmi sincopati e su bassi e batterie che marciavano perfettamente in sintonia. Molte tastiere, ma mai inutili o sovrabbondanti, e sempre piano, chitarra acustica, e chitarre elettriche molto fantasiose (d’altra parte erano tempi in cui si cercava di dire qualcosa anche con accordi e “notine” ricercate, non vangando i soliti quattro accordi sempre nello stesso modo).

Inutile la disamina dei singoli brani: sono tutti bellissimi. Certo, “Ci Stiamo Sbagliando” ha lasciato un bel segno negli eighties, e l’ultima, “Giovani Disponibili”, anticipa quel mondo piccolo-provinciale che renderà così famoso il Liga (ed è un pezzo che non starebbe male, tra l’altro, nelle sue corde). Personalmente ho una passione viscerale per “Amando Le Donne”, brano che trovo bellissimo in sé e strapieno di sensazioni personali assolutamente irrilevanti per tutti quelli che non sono io. Poi, su tutto, una voce roca, sofferente e a tratti sforzata. Ma fondamentalmente bella e originale. E canzoni incredibilmente ben scritte, sia come testi che come musiche, tenuto conto che, con l’ unica eccezione di “Fragole Buone Buone”, con musica di Curreri, tutto il resto risulta firmato da Carboni. E potrebbe sembrare strano, pensando ad alcune banalità che negli anni a venire potreranno la stessa firma. Ma ho imparato a giudicare i prodotti per quello che sono, a prescindere da tutto il prima, il dopo e l’intorno. A prescindere, a volte, anche dallo stesso autore, troppo spesso bravissimo a tradire se stesso.

Questo disco è una prova della magia degli anni ottanta, di come il cantautorato avesse allora ancora qualche strada da esplorare e di come tutti hanno, e probabilmente abbiamo, un momento magico.

Elenco e tracce

01   Ci Stiamo Sbagliando (00:00)

02   Amando Le Donne (00:00)

03   Li Vedi (00:00)

04   Fragole Buone Buone (00:00)

05   Questa Sera (00:00)

06   Ma Che Amore Incredibile (00:00)

07   Ninna Nanna (00:00)

08   "L'Avvenire" Carboni (00:00)

09   Giovani Disponibili (00:00)

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