C'era come un'esplosione ritmica...e c'era una voce strillante e straziata, un acuto che era una delizia nel suo spezzarsi, nel suo rompersi in mille pezzi come un vetro.. Era la voce di uno colto di sorpresa, la voce di una improvvisa paura..

Diceva così: “Lei si avvicina, avvicina, avvicina...” E poi così: “Dio mio no, cosa fai, che cosa fai...cosa fai, cosa fai, cosa fai...dio mio no!!!!”

Poi seguivano urla scomposte.

A dieci anni il motivo di tutto quell'agitarsi non lo capivo molto...e certo non vi avrei detto che, musicalmente, si trattava di tensione sapientemente costruita e arrivata al suo culmine...In ogni caso tutto, dall'agitarsi della voce alla frenesia ritmica, mi sembrava fantastico...

Forse, se avessi già cominciato a frequentare i bar, già allora pieni e strapieni di esperti del rapporto uomo/donna...forse, forse avrei capito, anche se ero solo un bambino...

Insomma, una FEMMINA non poteva, DI SUA INIZIATIVA, chiedere dov'è il letto, mettersi in pigiama e saltarti addosso...No, non poteva...Ah, caro vecchio stupido maschio italico (e, nel nostro caso, romagnolo)...

Anche se, in realtà, all'epoca, c'erano varie interpretazioni sul significato della canzone. I più per esempio ipotizzavano che il calor bianco del protagonista fosse dovuto ad un rapporto orale. Ma fu lo stesso Rapetti Giulio (in arte Mogol) a chiarire, anni dopo, che si trattava di vero e proprio terrore.

Facciamo una cosa, togliamoci subito il dente dei testi. Dotati di una grezza e potente espressività e capaci di scandagliare il reale riportando alla luce immagini di luminosa freschezza, i testi di Mogol risultavano (e risultano del resto anche adesso) assai veri e credibili.

Inoltre, pur essendo immediati e popolari, riuscivano a concedersi delle sorprendenti impennate criptiche (si pensi ad esempio ai “I giardini di marzo”) che unendosi all'immediata rispondenza con la realtà delle immagini più memorabili creavano un effetto di mirabolante spavalderia linguistica...

Certo poi la voce di Battisti faceva il resto.

Ma torniamo a “Dio mio no”, che adesso vi racconto come l'ho scoperta.

Sapete quando siete bimbetti e guardate con ammirazione e invidia i ragazzini più grandi? E in mezzo a tutto quel caos ormonale c'è sempre un volto che è la precisa immagine di tutto quello che si vorrebbe essere? Lo sapete, lo sapete molto bene. Quel volto c'era anche per voi

E c'era anche per me, ovviamente...Gli occhi vivissimi e sorridenti, ombrati appena da un lieve scherno e sepolti da un mare di riccioli, quel volto se ne stava sempre a splendere tra una chiassosa bastardaglia fatta di amici del cuore e fanciulle adoranti.

Quel volto...Quel volto aveva un corpo...e aveva gesti sospesi in una irreale e come incompiuta naturalezza. Ah, non era certo il solito figo, bello e stronzo...si vedeva, si capiva subito...

Io avrò avuto undici anni, lui sedici o diciassette...

E un giorno, che me ne stavo seduto solo soletto in una panchina, accadde l'incredibile..

Lui se ne veniva verso di me canticchiando trasognato una canzone del nostro Lucio ( e cazzo, pagherei dei soldi per ricordarmi quale fosse), si, si se ne veniva canticchiando... e, quando si accorse di me, forse sorpreso di essere stato colto in flagrante nella sua dolcezza canterina, prima mi sorrise e poi mi disse: “è bravo Battisti eh, è proprio bravo, ha dello sbuzzo...”

Io biascicai un si afono e strozzato e lui di rimando: “tranquillo non ti mangio mica, a te non piace la musica?”

“Si”

“Bravo ragazzo...” E proseguì per la sua strada...

Oh, numi, la mia piccola divinità adolescente mi aveva parlato!!! Di chi mi aveva parlato? Di Battisti? Oh, io Battisti un pochino lo conoscevo. In “Hir parade”, proprio in quei giorni, c'era “Il mio canto libero”.

Ma non era “Il mio canto libero” la canzone cantata dal mio nuovo favoloso amico. Era chiaro che sto Battisti dovevo conoscerlo meglio, così, un po' di tempo dopo, comprai coi miei risparmiucci una cassettina...In assoluto la prima cassettina della mia vita...

Ancora una storia di cassettine!!! Ma questa volta trattasi di quelle tarocche, quelle da mille lire…Quelle comprate dagli elettricisti.

“E ti offro l'intelligenza degli elettricisti così finalmente un po' di luce avrà la nostra stanza vuota negli alberghi tristi...”Oh si, si sulla luce ci siamo, Battisti era allora incredibilmente luminoso, quasi accecante...

La cassettina era un'antologia con tutti, o quasi tutti i capolavori del periodo d'oro. Ecco io quell'antologia l'ascoltavo SEMPRE. E tra tutte le meraviglie ivi contenute, la meraviglia più grande di tutte era “Dio mio no”, che insieme a “Prisencolinansinainciusol”, credo sia stata per me, la rivelazione del suono...

L'idea che il suono potesse essere un vortice, un gorgo, un'esplosione...E poi, cazzo, quella canzone durava più di SETTE MINUTI!!! E chi lo sapeva che si poteva andare oltre i tre...Hey Jude, a parte la pubblicità del te Ati che ne riprendeva il na na na , non l'avevo ancora ascoltata.

E se “Prisencolinainsinainciusol” mi aveva insegnato che era possibile sfuggire alla dittatura del significato ad ogni costo, anni dopo, quando già ero sulla retta via progressive, era pieno di gente che avrebbe voluto farmi rientrare dalla porta dopo che io me ne ero scappato dalla finestra.

Che, su tutto quel che da bambino mi mandava fuori di testa, trovavo sempre qualcuno che storceva il naso. E, se anche quelli eran anni favolosi, il dibattito pullulava di troppi non si può e troppi non si deve. Ed era, sempre (sempre, sempre!!!!!!!!!!) un problema di contenuti...

Allora io ero ancora cinno e mica sapevo tanto rispondere...oggi però individui così li mando a cagare...

Che poi, quella parola, contenuti, io non la posso sentire...NON LA POSSO SENTIRE !!!!!!!!! I contenuti, cazzo!!!...

Ma, ripeto, oggi quegli individui li mando a cagare...che oggi so che è bello esser contenuti quando si è fuori di testa di brutto, magari stando stretti stretti, dentro certe scatole come fanno i gatti...o sto facendo confusione? Oh no, manco per niente...che i contenuti son contenitori..

I contenuti, almeno quelli che allora se ne stavano come animali da preda sulla mia testa, erano come quelle scatole, ma ci dovevi entrare per forza, anche non volendo...ci entravi allora...solo che non ci stavi comodo come un gatto, ma ti giravi e rigiravi come certe notti d'estate quando il caldo è soffocante...

Col tempo poi ho imparato a entrarci solo ogni tanto, solo quando mi andava...in una scatola devi infilartici da solo...solo così sei come un gattto...

Che noi (il noi è retorico) noi ce ne fottiamo dei contenuti, noi vogliamo momenti di splendore, esperienze, energia e ci piace trovarle, queste cose, andando a naso, affidandoci al nostro personale campanellino, al bastoncino rabdomantico del caso...E a tutta una serie di lucine e fiammelle...

E poi, soprattutto, queste cose si possono trovare ovunque e quasi sempre sono dove non te le aspetti...Certo non si trovano la dove tutti (intendendo per tutti un elemento variabile...che so la banda x...o la cricca Y) ti vogliono mandare...

Recentemente un utente debasico ha scritto che Battisti era epidermico, ma che questo non bastava...Ma l'epidermide è splendore, è energia,è esperienza !!! Cioè proprio quello che vogliamo...

Prendiamo questa “Dio mio no”....

Che è schitarramento estremo, paradiso ritmico...e voce strozzata/spezzata/incrinata/urlata nel tentativo (riuscito) di reggere dei suoni assolutamente nuovi nel pop italiano di allora...

Sembra di star sempre al limite...e sembra che il limite non ci sia...

E c'è un sacco di roba...C'è la musica nera dei sessanta e un calore da jam session...e tastiere quasi alla Brian Auger e voglia di avventura...e una grandissima gioia...

E una sensazione di leggera pelle d'oca come quando tutto è fresco e inaspettato...E una specie di fuoco dentro come lasciare la stanza anche se piove...o forse proprio perché piove...

E poi ci sono anche dei grandi musicisti...che danno l'impressione di essere in preda ad una specie di entusiasmo...Che ti danno l'impressione che stai suonando pure tu con loro...Ma che cazzo volete di più?

E' pop, certo...solo musica pop...e allora?

A tutti quelli che si ostinano a snobbare Battisti, farei sentire questa canzone per giorni, ininterrottamente, una punizione alla Arancia Meccanica...Ma sarebbe inutile, che, già lo so, i malcapitati apprezzerebbero sin dal primo ascolto, per poi negare.

Questa recensione è scritta dal bimbo di allora con le parole di oggi...ed è un peccato che il bimbo di allora non possa usare le sue di parole...

Non so, forse direbbe che questa musica è come segnare al novantasettesimo contro la Juventus, come il sorriso della sorella di Orsetto, come ber lo spumante a natale...

Oppure direbbe che Battisti aveva dello sbuzzo...Che dalle nostre parti avere dello sbuzzo significa avere un grande talento...

Rimane da dire qualcosa del ragazzino magico, quello che Battisti me lo fece scoprire...Si,rimane da dire una cosa che potrà sembrarvi una sciocchezza, ma che per me ha una grande importanza.

Un giorno, nell'ottantadue, ero nella stazioncina di un piccolo paese della Normandia...Quel paese aveva lo stesso nome di quel ragazzino con l'unica differenza della y al posto della i finale.

E quella y, insieme all'eventuale accento francese, significava una sola cosa, ovvero gloria imperitura...

C'è una foto che mi ritrae in quella stazione: sono su una panchina sotto il cartello con il nome del paese.. Ogni tanto me la riguardo quella foto e sorrido...

Poi mi metto a canticchiare “Dio mio no”.

Oppure torno su quella panchina, non quella della foto, ma quella di quel primo e unico incontro. Quella panchina su cui qualcuno, sicuramente un essere sciocco e romantico, ha inciso con un coltellino una frase.

La frase dice così: “sappiate teste di cazzo che qui un giorno un dio adolescente sorrise a un bimbetto”.

Amen...

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