L'alpha e l'Omega di un’invenzione ignominiosa avvenuta in un Paese ancora peggiore per concludersi con un destino di eguale manifattura. Nel 1948, il bravissimo Luigi Zampa, coadiuvato in ardimento da un imprenditore appassionato di cellulosa mobile, diresse quest’opera quando il cadavere del pagliaccio aveva ancora, ideologicamente, le caviglie avvolte da una catena.

L’industriale trinacriota Ferdinando Briguglio con un occhio paterno sulla buccia lucida degli agrumi in attesa di esportazione, fondò una casa di produzione cinematografica che riuscì a fissare le basi per due sole pellicole: questa e la trascurabile “Quel fantasma di mio marito” interpretata da un giovanissimo e mal doppiato Walter Chiari.

“Anni difficili” è una satira dove l’amaro prevale sul dolce incentrata sul fascismo, intelligente e dolorosa per i superstiti ma dal promettente sapor di cicuta per l’ignobile fascisteria nostalgica. Il “ventennio” viene descritto in tutta la sua ipocrisia, la sua fallace facciata di cartone e medaglie di cartapesta, l’enfasi tronfia della propaganda da balcone e la deprimente ignoranza dei tulipani marziali incamiciati di nero. E non può essere altrimenti se Vincenzo Bellini si ritroverà a piroettare nel loculo per la sola colpa di aver scritto cent’anni prima che Roma è una merda nel libretto de “La Norma”. Col senno di prima. L’ancora più intelligente presa per il culo del periodo, diretta dallo stesso Zampa, vedrà il sole con la dovuta prudenza, una manciata di lustri dopo in “Anni ruggenti”.

Aldo Piscitello, è un umile impiegato comunale che tende, per quieto vivere, a guardare di traverso la situazione politica corrente. In qualche modo, si ritrova invischiato nelle maglie abbacinate delle donne di famiglia che invece tendono a lodare il divin-mascellato come un oracolo privo di ogni macchia.

Attorno al pupazzo venale con fez et zuava, un vortice velenoso risucchierà le scelte (imposte), gli amori (costruiti), le decisioni (guidate) e i destini (infami), di ogni membro della famigliola. Ben presto, al fine di evitare sorsate arbitrarie di olio di ricino o ancor peggio, il licenziamento dal lavoro, il buon Piscitello dovrà adeguarsi al richiamo delle sirene fasulle dovendo raggiungere anche vette gerarchiche per niente di poco conto. Partenze su fronti malcamuffati dalle arance e comparazioni grottesche, parossistiche, con chi si è modellato il mazzo per mezzo mondo in sella ad un destriero armato di spada, contribuiranno a produrre il resto. Purtroppo, con la stessa velocità temporale, ciò che era vetta si capovolgerà sul basamento, dove emergeranno le fondamenta fragili di un sistema marcio che spingeranno il povero impiegato a prezzo per nulla onorabile, a brancolare faticosamente in un budello oscuro e dolorosissimo.

Come si direbbe dalle mie parti: " 'O cane mozzeca semp 'o stracciat'! " (ossia Il cane tende a mordere sempre lo straccione). Porgo a voi la libera interpretazione della demotica dicitura.

Necessario plauso va tributato al bravissimo Umberto Spadaro, attore versatile sempre faticosamente in guerra con l’oblio. Per intenderci è lo stesso che tra uno starnuto debellato a mano ed un’avvitata d’orecchi interpreterà l’untuoso avvocato difensore in “Sedotta e abbandonata”.

Massimo Girotti era già stato collaudato da registi che si sarebbero presto tramutati in cariatidi crisoelefantine. Per non citare Ave Ninchi, all’epoca già una garanzia di eccellenza. Ce ne fossero oggi di attrici sanguigne e spontanee come lei…

Nel nostrano e ipocrita novero delle ovvietà, il film verrà flagellato dalla critica e snobbato dal pubblico, fattori che obbligheranno il buon Briguglio ad abbandonare la passione di rinforzo. Pur con la corazza ammaccata dai giudicanti di polistirolo, l’impavido Zampa riuscirà a passeggiare sul tappeto rosso di Venezia con un premio, seppur di valore tecnico, da far specchiare ai raggi solari.

Ne è passato di tempo ma qualcuno ha pensato bene di ripescarlo, restaurarlo e donargli il giusto spessore et/aut splendore. Un’opera che con un pizzico di romanzo, non toglie nulla ai documentari generati dal rispolvero degli archivi più nascosti. E se si sapeva già tutto allora figuriamoci adesso…

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