Che posto del cazzo venezia... il concetto di vita notturna è così lontano ed emancipato dal suo reale significato che bere un bicchiere di vino con gli amici può significare una serata passata alla grandissima.
Proprio in mezzo a disquisizioni con conoscenti frequentatori di debaser, mi è balenata l'idea di dimostrare che una recensione può essere buona e significativa anche recensendo un album di discreta bassezza musicale. Mi accingo allora non senza una certa autocommiserazione in questo esperimento (che rimarrà unico nel suo genere per quanto mi riguarda) scegliendo per voi scazzati ma gentili lettori l'album dei lunapop 'squerez' uscito nel lontano 1999 e che, volente o nolente, ha segnato la mia infanzia di giovane truzzettino delle medie, dalle facili emozioni e dai fin troppo futili gusti musicali.
Eppure a guardare in fondo al tutto, questo "lavoro" non manca completamente di dignità.
Certo rotea con troppa facilità sullo scontatissimo tema dell'amore, che si rincorre per tutte le traccie in uno sdolcinato e melenso abbraccio che per i più integri ascoltatori di musica buona può rivelarsi fatale. Il qui acerbo Cesare si cimenta in canzoni senza troppe pretese, per colpire al cuore adolescenti nella mia medesima situazione di allora, e questo gli va ben riconosciuto ci riesce discretamente. Le prime sei traccie del cd contengono anche i maggiori successi del gruppo, e personalmente ritengo anche quelli meno riusciti. Il pianoforte, strumento caldo e bellissimo, qui interviene scomposto fuori ruolo e spaesato a spezzare banali giri di chitarra, mentre la voce di cesare non si scompone davanti a cotanta pochezza assecondando con testi semplici e sentimentali le sonorità decisamente più pop che rock.
Nonostante questo, in "un giorno migliore" [che risultò al centro di un clamoroso caso di plagio con la ugualenonche precedente e per di più pubblicata dalla stessa etichetta discografica "better day" di non so quale gruppo (chiedermi questo è decisamente troppo)] ci trovo sprazzi di bella musica, almeno per quanto concerne il testo come già detto sì semplice e banale ma neanche tanto. Insomma, a volte certe canzoni rimangono indissolubilmente legate a qualche ricordo e lì si aggrappano, vi trovano nido, ed ecco lei è una di queste. Il cd è chiaramente da 2 stelle, non paragonabili con spazzature immonde di cui è piena la musica commerciale a livello mondiale, ma non senza una certe amarezza, mi tocca riconoscere che la n°8 niente di più rappresenta un altissimo contributo alla lirica d'amore italiana. Il testo è francamente stupendo (no, non sono pazzo) cremonini, che con il pianoforte ci sa fare, azzecca la melodia, dolce e triste: una canzone che intristisce e amareggia profondamente, ma che consiglio a chiunque di dedicare in modo tattico alla propria fidanzata... ne rimarrà convinta... insomma è triste ma a me piace.
Confesso, perchè questa sera sono in vena di sincerità, che mi costerà cara nell'ambito debaseriano, che cesare se solo avesse voluto avrebbe potuto diventare un grande cantautore... purtroppo si è aggrappato alla facilità del successo e al dio denaro, sfornando arrangiamentini da 14enni, per cui nella storia avrà il posto di un max pezzali, sicuramente meno dotato. Infatti la sua buona vena poetica e la bravura con cui suona il pianoforte, sono requisti che avrebbero potuto portarlo molto più lontano.
Questo album in definitiva sarebbe potuto rimanere un errore di gioventù ma sciaguratamente forse è e rimarrà il più "bello" (e sottolineo le virgolette) del cantante bolognese e ciò non può fare bene alla musica. Chissà... magari un giorno, passata la gioventù, rifletterà e sfornerà un ottimo cd che ripeto, è ampiamente alla sua portata.
La notte intanto cala su Venezia deserta la gente va a dormire, e io chiudo qui questa esagerata e fin troppo benevola recensione...
Cosa può fare un bicchiere di vino....
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