"My Guardian Anger" dei Lux Occulta potrebbe essere benissimo paragonato a "Eternal" dei Samael: è una svolta importante ma poco soddisfacente che porterà allo sviluppo e alla maturazione di una nuova direzione musicale della band.

Il cd in questione è appunto il predecessore di "The Mother and the Enemy", quell'ottimo lavoro che esalta le incredibili e perverse capacità di innovazione dei Lux; un predecessore che però non si rivela affatto all'altezza del loro genio: difatti consta di parecchie idee sviluppate abbastanza superficialmente e in modo dispersivo, tanto da risultare in alcuni tratti ancora acerbo mentre in altri addirittura privo di una minima originalità.

Se si vuole sperimentare, è necessario farlo nella direzione giusta, altrimenti si rischia di disorientare troppo l'ascoltatore e di distogliergli l'attenzione dal lettore cd. La sperimentazione deve saper coinvolgere, incuriosire, soprattutto sorprendere; My Guardian Anger sa procurare 45 sbadigli, precisamente e puntualmente uno al minuto.

Otto canzoni che hanno tutta l'aria di voler imitare un genere assai complicato quale l'Avant-Garde Metal ma che in realtà sfociano immancabilmente in un comune Symphonic Black Metal caratterizzato da deboli tinte "Proto Avant-Garde". Ovviamente non è tutto da buttare via, ci sono spunti interessanti che, come ho già detto, anticipano la vera e propria maturazione, per esempio la track introduttiva "The Heresiarch" non è affatto male e presenta interessanti e intriganti giri di tastiere mentre le chitarre offrono un discreto sostegno concedendosi qualche volta un assolo abbastanza coinvolgente. "Nude Sophia" è l'highlight del disco probabilmente perché è il brano che si spinge più in là, basti sentire il primo minuto caratterizzato da una melodia misteriosa e ossessiva, esplodendo poi in spigolose chitarre accompagnate da un growl/scream piuttosto forzato per i miei gusti ma sicuramente accettabile. Degni di nota sono i molteplici interventi della voce leggiadra e suadente di una cantante (a me sconosciuta) che rende ancora più originale la struttura della canzone. Altro episodio che riesce faticosamente a farsi notare è "Library on Fire", che deve solo ringraziare la costante presenza delle tastiere a mantenere questi sette minuti su livelli sufficienti.

Peccato che gli episodi difettosi siano il doppio di quelli discreti. Il più delle volte la situazione peggiora a causa della produzione, a mio avviso troppo "fredda" e macchinosa, e dall'eccessiva presenza di synth/tastiere: "Kiss my Sword" ne è un esempio, tutti gli strumenti sembrano condensarsi un po' troppo dando l'idea di una canzone composta con un quintale di melassa; è una track monotona e sembra proprio che voglia soffocarsi da sola. Troviamo un paio di intermezzi strumentali di un solo minuto ("Cube"; "Triangle"), carini ma anonimi, mentre da un altro lato vi sono due canzoni di ben 9 minuti ciascuna che sanno solo appesantire mortalmente l'album ("The Opening of 11th Sephirah"; "Mane - Tekel - Fares"); sfido chiunque a sbadigliare meno di venti volte, credo di non aver mai sentito brani più vuoti e buttati a muzzo (perdonate l'espressione gergale) giusto per spingere la durata del cd oltre i trenta minuti. Specialmente la prima è un filler fatale per il voto e in tutta la sua durata estenuante troviamo motivetti sconnessi e vaghi, assolutamente superficiali e insufficienti.

Non mi spreco più di tanto e cerco di chiudere qui; complessivamente regalo due stelle per i pochi momenti salienti, mentre una stella la tolgo per la produzione, la seconda per la monotonia pericolosamente soporifera, la terza solo per quell'odiosa "The Opening...". I Lux avrebbero fatto meglio a togliere tutti i punti morti e sfornare un EP breve ma discreto piuttosto che fare un album-filler per la loro ottima discografia che, per ora, si è conclusa con l'eccellente "The Mother and the Enemy".

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