GUAI A VOI!......O RICCHI E POTENTI, CHE SIETE GIA' SAZIATI

GUAI A VOI!.....CHE ORA RIDETE, PERCHE' VI SARANNO PIANTI

GUAI A VOI!.....O FALSI PROFETI; CHE NON CREDETE A NIENTE

GUAI A VOI!.....RAZZA DI VIPERE, CHE AVVELENATE IL MONDO.

Il nascente panorama Rock nei primissimi '70 venne in italia tenuto a battesimo dalla notevole frangia controculturale giovanile, tradizionalmente posta a sinistra fianco a fianco alla lotta operaia e alla totale emancipazione femminile volta a garantire diritti fortemente voluti come aborto e divorzio. Le case discografiche, nel loro ovvio barcamenarsi tra il poter offrire prodotti di qualita' senza tralasciare il ritorno economico, resero quegli anni di enorme fermento musicale il testamento piu' vivido ed apprezzabile, nella sua fruibilita' postuma, dei cambiamenti comportamentali, stilistici e di costume inaugurati nel 1958 da quell'epocale "cambio di rotta" apportato da Domenico Modugno, uno strappo ulteriormente allargato da Fred Buscaglione e Adriano Celentano nel loro saper reinterpretare cio' che negli States ormai viaggiava a velocita' supersonica.

Non tutto cio' che usciva, pero', era grasso che colava, dal 1970 al 1974 quelle stesse case discografiche cercarono in ogni modo il pretesto per rompere quegli argini cosi' ben consolidati mischiando sapientemente le carte nel baro gioco del mainstream spacciato per underground: ed ecco magicamente spiegato il grande successo dei Delirium a Sanremo, l'ambiguo binomio musica/testi delle Orme e perfino la sconcertante parabola discendente di Alan Sorrenti, Quella scena non aveva ancora bisogno di certi compromessi, il rituale dei Raduni Pop era all'apice proprio in quegli anni, semmai un plus era costituito da una sorta di militanza degli artisti in quel contesto politico, per avvicinarsi maggiormente al pubblico, gli Stormy Six e gli Area avrebbero molto da raccontare in proposito.

Ma siamo sicuri che fosse proprio quello l'Underground? La scena sotterranea italiana fu talmente vasta e irraggiungibile da far invidia a quella inglese, con l'unica differenza relativa solo al formato dei prodotti pubblicati: da noi fu un autentico sottobosco a 45 giri a farla da padrone, e al grido di "O la va o la spacca" piccolissime entita' discografiche, spesso a diffusione locale, misero in circolazione improbabili hit-singles, bidoni con la B maiuscola ma anche alcune sensazionali uscite sepolte presto dal tempo e dalla scarsa reperibilita', riesumate da appassionati rigattieri negli ultimi anni, con l'imprint Cult Status stampato a caratteri cubitali.

Lydia e gli Hellua Xenium e' un mistero parzialmente rivelato, di cui si puo' trattare solo al condizionale o per supposizioni, e che personalmente aggiunge ancor piu' fascino nel mio volerlo trattare con i guanti....sporchi e vecchi guanti neri imbrattati di sangue.

Tre sono i personaggi chiave nella faccenda, il maestro e arrangiatore di Busto Arsizio Fernando Lattuada, autore delle musiche di un brano dato a una giovanissima Milva oltre mezzo secolo fa, imponendola al grande pubblico, ma di cui si perdono le tracce subito dopo. Nel 1973, in pieno boom del Progressive italiano si ritrova a collaborare col cantautore milanese Rinaldo Prandoni, personaggio ai margini della scena pop nostrana, un album passato totalmente inosservato col trio In Tre Sulla Strada e alcuni testi per altri artisti con lo pseudonimo di Complex sono il suo recente background. A loro si aggiunge il conterraneo chitarrista Piero Giavini e altri musicisti non meglio identificati.

L'idea per i due brani e' il riuscire ad abbinare dei testi di chiara matrice millenario-apocalittica a un sound che risultasse il piu' greve e minaccioso possibile, tracciando gotiche analogie col miglior Dark Sound inglese, dagli High Tide ai primi Atomic Rooster. Cori blasfemi e una ritmica dirompente anticipano le prime profetiche strofe, in una sorta di collettiva discesa agli inferi prima di un ritornello da accapponare la pelle....gli sfruttatori, i bugiardi, gli ipocriti che insozzano il pianeta vagano gia' in catene e non ci sara' pieta' per loro, "un grande fuoco bianco dal cielo scendera', risorgeranno i morti, e il mondo cremera' "....altro che i testi astratti o mistico-filosofici di tanti nostri autori "alternativi", in questo caso il movimento controculturale e' come un iceberg finito casualmente all'equatore! E vogliamo parlare di Lydia? Quello strano timbro vocale quasi accentato nelle labiali e dentali non fa che aumentare quel senso di smarrimento...e se vi dicessi che si tratta di un' abilissima simulazione da contralto del chitarrista Giavini ci credereste? Io non del tutto, ma pare sia proprio cosi'.

Invocazione e' musicalmente ancor piu' avventurosa, osando molto in quella devastante ritmica iniziale per far poi posto a una discendente melodia organistica Proto-Doom: la band e' comunque fenomenale, un impatto sonoro degno dei grandi nomi....almeno sapere chi e' il soggetto che sembra demolire la batteria in piu' di un fraseggio! L'invocazione al creatore sembra provenire direttamente dalle fiamme dell'inferno, e la voce di Lydia/Piero assume contorni supplichevoli, " Io non sono neppure degno di pregarti", la certezza e' che non ci sia nessun riferimento genuinamente cristiano nel concepire pochi minuti di rito pagano come questo, anche se le parole possono facilmente ingannare. E' da anni che non smetto di chiedermelo.

Singolo pubblicato dalla Rusty Records nel 1973, passato totalmente inosservato, al quale si aggiunge un secondo 45 giri " Diluvio / Conoscevo Un Uomo " uscito nel 1974 su Radio Records in versione JukeBox. I pochissimi possessori preferiscono non divulgarlo in rete, ne hanno solo mostrato copertina ed etichetta. Dicono sia magnifico.

Guai a voi! andrebbe fatta ascoltare ai nostri politicanti da strapazzo.


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